Esperti e opininisti (24/09/2011)
Non seguo il calcio in modo appassionato e continuo. Sono tifoso, avendo una squadra che ho a cuore (il Milan) e per la quale gioisco quando vince, ma anche quando perde, visto che il suo presidente non mi è simpatico (per essere gentile e non usare termini più forti).
Quelle poche........
...volte che ascolto o leggo i pareri dei giornalisti sportivi ed opinionisti del calcio, rabbrividisco. E’ la stessa sensazione che provo ascoltando i dibattiti dei politici: ognuno dice di aver ragione e nessuno propone nulla di concreto, rendendo praticamente inutile il dibattito. Lo stesso avviene con il calcio: tutto quello che si dice la settimana precedente è smentito la successiva, e le opinioni e i giudizi che vengono espressi potrebbe esternali chiunque, senza alcuna patente, iscrizione all’albo e lauto compenso.
Entro nello specifico di queste prime giornate di campionato.
Dopo aver giocato la seconda giornata, tutti erano concordi nell’affermare che il Napoli poteva quasi cucirsi addosso lo scudetto 2012, un po’ meno la Juventus, e che Inter e Milan erano ormai quasi retrocesse in “B”.
Solo tre giorni dopo (poiché si è giocato il mercoledì), il Napoli perde con il Chievo e la Juventus pareggia in casa col Bologna: due compagini mediocri (senza nulla togliere) considerando che aveva solo un punto la prima e nessuno la seconda.
Per quanto riguarda Inter e Milan, posso dire che il Milan lo scorso anno dopo tre giornate di campionato aveva quattro punti e poi ha vinto lo scudetto con sei punti di vantaggio sulla seconda e dodici sulla terza, così stando le cose e facendo due conti, quest’anno potrebbe ancora vincerlo, magari con solo quattro punti sulla seconda e dieci sulla terza.
A parte le questioni numeriche, quello che voglio dire è che di questi opinionisti e commentatori che parlano solo in base alle emozioni del momento possiamo anche farne a meno, con il vantaggio che risparmierebbero soldi le produzioni e noi non si dovrebbe ascoltare commenti idioti o meglio, sarebbe il caso che si esprimessero stando con i piedi per terra, facendo il loro lavoro seriamente (se questo è il loro lavoro), non pensando solo a farsi pubblicità personale o alle testate per cui scrivono.
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