Indulto o amnistia: chi ha ragione e chi torto (14/10/2013)
In questi giorni è di "moda" dare i propri giudizi sulla questione sollevata dal Presidente Napolitano, circa la necessità di emettere un provvedimento di indulto o amnistia per alleviare il problema delle carceri italiane.
Vediamo allora, tra tutti quelli che parlano, chi ha ragione e chi ha torto. O almeno facciamoci un'idea nostra per decidere in autonomia.
Ci sono due presupposti basilari alla questione: il primo, è che in uno stato di diritto, e dovere, chi commette un reato deve scontare la pena commisurata al reato commesso, non solo per punire il reo, quanto per un fatto di giustizia nei confronti del cittadino onesto; il secondo, è che il condannato deve scontare la sua pena in un ambiente umano, questo per un fatto di umanità e perché sancito anche dalla Costituzione.
Vediamo ora sinteticamente il significato dei termini usati: amnistia, significa estinguere il reato commesso; indulto, cancellare (o ridurre) la pena inflitta per il reato commesso. Credo che su questo punto dobbiamo essere tutti concordi che la via da seguire, eventualmente, sia quella dell'indulto e non dell'amnistia: chi ha commesso un reato è bene che se lo tenga, discutiamo semmai quanto deve scontare.
C'è poi da analizzare le questioni pratiche, e vediamo quali sono. La Corte di Strasburgo ha inflitto allo Stato Italiano una multa per violazione dei diritti umani, se la situazione delle nostre prigioni non verrà sistemata entro il maggio del 2014. La precedente amnistia, anno 2006, portò il numero dei carcerati da 61.000 a 39.000; due anni dopo il numero era già salito a 55.000, anche perché chi era uscito tornò a delinquere e nuovi si aggiunsero visto la "sobrietà" della giustizia italiana.
Il problema allora non può essere risolto con "i saldi di fine stagione" sulle pene, ma con un intervento strutturale (ed è quello che richiede anche l'Unione Europea) che faccia leva su: costruzione di nuove carceri; adeguamento delle esistenti; riduzione dei tempi di carcerazione preventiva (quindi sentenze più celeri); riduzione delle pene legate a reati di basso profilo; l'adeguamento della legge sull'immigrazione clandestina (la cosiddetta Bossi-Fini), rispetto al problema dello sbarco di profughi sulle coste italiane, ormai diventato una missione umanitaria.
Detto tutto questo, mi sembra che tutti i politici che si sono espressi attraverso i mass media abbia torto, considerando che le loro disquisizioni vertono solamente su quanta più breccia, dal punto di vista elettorale, possa fare la scelta tra l'indulto e l'amnistia, magari interessandosi a facilitare l’amico, piuttosto che a risolvere in modo duraturo anche per il futuro, un problema sociale di tale importanza.
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