Elogio della follia (Erasmo da Rotterdam) (15/09/2014)

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La follia tiene un’assemblea di fronte ad altre divinità, in cui elogia se stessa. Con ironia, l’autore pone in discussione l’assioma per cui la sapienza, la scienza e la razionalità debbano governare la vita umana.

Partendo dai detti popolari per cui “solo lo stolto è felice” o “chi più sa più soffre”, Erasmo cerca le argomentazioni per dimostrare che solo la pazzia rende felice l’uomo. Il piacere nelle proprie azioni si ricava solo se c’è un pizzico di follia, perché è questa che governa le passioni: il bambino, insensato, è lieto, così come il vecchio, senza senno, affronta dolcemente il suo avvicinarsi alla morte. Che dire poi degli innamorati, che raggiungono il culmine dei sentimenti, perché pazzi d’amore. Persino Dio, vieta ai progenitori della razza umana, di cogliere il frutto della sapienza, come se questo fosse il veleno della felicità, e nel momento in cui Adamo si appropria della mela, è scacciato dal Paradiso in cui poteva vivere felice. L’autore cerca nelle espressioni dei saggi, filosofi e teologi, conferma di quanto vuol dimostrare. Anche se tutta l’opera è venata di sarcasmo, la lettura ci induce a considerare che quanto asserito dall’autore, in parte, corrisponda a verità.  

 

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