La trappola dell’austerity (F. Rampini) (12/06/2015)

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Il famoso e preparato giornalista analizza le scelte fatte da parte dei Governi per risolvere la crisi economica nata nel 2008. A compendio dell’analisi sono inserite interviste, dichiarazioni, studi e dati dei più importanti economisti mondiali e società di analisi economico-finanziaria. Il quadro che se ne deduce è preoccupante per l’Italia e l’Europa: sia il nostro governo, che tutti quelli dell’eurozona, in testa la Germania, hanno scelto la strada dell’austerità. Ad oggi questa opzione non ha pagato. Mentre gli U.S.A. e gli Stati asiatici sono in ripresa, la tendenza nell’eurozona non è in miglioramento. Chi come gli U.S.A., la Cina, la Corea, l’Indonesia, Taiwan e il Giappone hanno investito nell’economia reale stanno agevolmente uscendo dalla crisi: l’indebolimento della moneta ha portato l’ingresso di capitali esteri; la spesa del governo si è indirizzata verso la realizzazione delle infrastrutture; è stata data l’opportunità di accrescere la possibilità di spendere e quindi creare economia. Tutto questo ha portato alla diminuzione della disoccupazione e alla ripresa dei mercati. Nell’eurozona invece si è scelto di operare con rigore e questo ha sortito l’effetto di non agevolare lo sviluppo: si è reso più forte l’euro chiudendo, di fatto, i mercati; invece di investire in infrastrutture sono stati concessi fondi alle banche per agevolare il credito, ma senza risultato mancando le garanzie; si è chiesto sacrifici ai cittadini rafforzando il prelievo fiscale invece di aiutare a spendere e incentivare la produttività. Quello che i “grandi” economisti tendono a comunicarci è che l’austerity “non paga” e per l’Europa pertanto la crisi sarà ancora lunga e per alcuni Stati, Italia e Grecia per primi, il rischio di peggiorare la situazione è elevato.

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