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09/01/2016

Le ultime diciotto ore di Gesù (C. Augias)

gesù, joshua, palestina, crocefissione, pilato, erode, cristiano, fede, cristo, profetaChe cosa ne sappiamo dell’uomo più famoso degli ultimi duemila anni? Poco, e questo poco non è neanche certo. Partendo da questa considerazione, Augias ha cercato di raccontare le ultime ore di Cristo prima della crocefissione. L’intento è di fornire le ragioni del perché si sia arrivati a questo evento. Di fatto della vita di questo profeta nei primi 30 anni ci sono scarsissime notizie; quelle degli ultimi 3 anni di vita ci sono invece state fornite dai vangeli, canonici o apocrifi, redatti però in periodi successivi e quindi contagiati dalla risonanza di quello che era successo e dagli equilibri di potere presenti al momento della loro scrittura. Innanzitutto è necessario tenere distinti i due aspetti di base: fede e storia. Per la fede, Gesù di Nazareth è il figlio di Dio fatto uomo, venuto a dispensare la parola del Padre ed elargire miracoli, a redimere i peccati dell’umanità con la sua morte violenta, risorto dopo 3 giorni per tornare a vegliare e regnare sul mondo con la sua benevolenza e carità. Questo non può essere messo in discussione, è fede: per i credenti in questa dottrina non esistono e non possono esistere dubbi e punti interrogativi; per i non credenti sono favole. Diverso è invece il punto di vista storico, che deve basarsi su fatti accertati e confermati da prove inconfutabili o quasi. Da queste notizie reali nascono poi le varie interpretazioni che ognuno può desumere. Il problema è che di notizie certe non ne esistono: sono reali i personaggi del periodo, Pilato, Caifa, Erode, è certo il fatto che Roma governava su Gerusalemme, di sicuro le leggi dell’Impero prevedevano la crocefissione, ma per tutto il resto nessuna informazione è certa. Addirittura la stessa unica figura di Cristo potrebbe essere messa in discussione, sostituita da quella di più profeti le cui gesta e vicende sono state accorpate in un unico uomo. Augias ricercando in tutti i documenti storici di cui disponiamo prova a ricostruire soprattutto le ragioni che hanno portato al compimento del processo e al verdetto contro Joshua. Lo fa in modo diverso dal solito: genericamente si parte dall’ingiustizia subita dal profeta condannato, invertendo così le parti tra reo e giudici; in questo caso invece si cerca di analizzare gli aspetti, senza con questo volerli però giustificare, che hanno portato i giudici ad emettere il verdetto. Ne nasce allora un quadro fatto di uomini veri, con le loro frustrazioni, i caratteri, gli interessi; i fatti diventano reali e appaiono come notizie di cronaca di cui possiamo essere partecipi come ogni giorno. Tutto questo però non ci consegna certezze: forse il fatto più plausibile è che il processo non fu giusto, forzato dagli equilibri politici e dai rapporti tra gli occupanti, i Romani, e la popolazione occupata del luogo, principalmente Ebrei. La Storia stessa, come normalmente invece accade, in duemila anni non ci ha fornito risposte. In questa ricostruzione naturalmente l’autore si avvale di ricostruzioni romanzate e le sue indubbie capacità ci portano così a confrontarci con una lettura che non risolverà i nostri dubbi, ma ci fornisce ulteriori elementi da aggiungere alle nostre conoscenze.

01/09/2015

C’è un re pazzo in Danimarca (D. Fo)

cristiano, fo, danimarca, pazzo, re, jacopo, struensee, federico, leggi, rivoluzioneNon è novità che la realtà superi la finzione e la storia raccontata dal premio Nobel in questo libro, potrebbe tranquillamente essere prestata al copione teatrale di una commedia. Lo scrittore, con l’aiuto del figlio Jacopo, ha raccolto documenti, atti, pubblicazioni e soprattutto diari dei personaggi che hanno caratterizzato la corte Danese sotto il regno di Cristiano VII. Dando continuità a questo materiale ne è scaturita una storia che pare un vero e proprio romanzo. Il fulcro sul quale si muove tutta la vicenda è la follia del Re stesso. Salito al trono in giovane età e già colpito dalla malattia, il sovrano ha caratterizzato le vicende della corte e del Regno, sia nelle scelte pubbliche e di Stato, che nella vita privata della famiglia. Non nascondendo mai la sua pazzia, comunque nota a tutti, riusciva persino a sfruttarla per prendersi gioco degli aristocratici, per sfuggire all’etichetta regale e finanche per giustificare le scelte ardite e molto progressiste per l’epoca, sulla conduzione dello Stato. Siamo più o meno nella seconda metà del settecento, ancor prima della rivoluzione francese, e in Danimarca, Cristiano e i suoi consiglieri, principalmente il medico tedesco Struensee (finito comunque decapitato), propongono leggi contro la pena di morte, lo status di servitori della gleba, il latifondo e il monopolio navale, i privilegi nobiliari, e a favore della liberalizzazione dei coloni, dell’istruzione popolare, dell’assistenza sanitaria e molte altre, che all’epoca non erano ancora vigenti in nessun altro Stato o stavano soltanto vedendo gli albori. Nella vita privata il Monarca doveva fare i conti con gli inganni della matrigna, pronta a tutto pur di portare sul trono del Regno il proprio figlio, a scapito di quello di Cristiano. Dovrà così rinunciare alla propria moglie e ai suoi amici e riuscirà soltanto in seguito a proteggere il figlio e a costruire con questo un solido legame che lo porterà ad essere il successivo sovrano di Danimarca.