18/01/2018
Questa nostra Italia (C. Augias)
E’ un esperimento molto interessante quello che cerca di fare in questo libro il noto giornalista: trovare i caratteri comuni che possono unirci e farci individuare come unico popolo. A questo scopo Augias ci racconta nei vari capitoli un immaginario viaggio: tra le principali città italiane, approfondendo, oltre ai simboli materiali, anche quelli socio culturali che le differenziano; nei piccoli luoghi di provincia; nelle storie di personaggi e fatti italiani. Ne viene fuori un variopinto e caleidoscopico ritratto che evidenzia come il popolo italiano è in ogni realtà diverso, anche a distanza di pochi chilometri: per la storia, la cultura, i sacrifici e tutti quelli aspetti che hanno fatto del “campanile”, paradossalmente, l’oggetto caratteristico che ci unisce. Non è stato facile, poco più di 150 anni fa, unire l’Italia, ma più che per problemi pratici e politici, per la mentalità degli abitanti, abituati ai loro comuni/stato che hanno dominato il mondo in fatto di cultura, innovazione, civiltà: a partire da Roma, fino a Firenze, dalle Repubbliche Marinare, ai ducati e principati signorili. La lettura del libro, viste le capacità dell’autore e le sue esperienze, è naturalmente interessante. La risposta al quesito di base non è chiara, e forse neanche esiste, o forse è proprio questa diversità che ci fa essere unici, a renderci partecipi ognuno a modo proprio di un destino comune che, se ben orchestrato, potrebbe riportarci ancora, come popolo Italiano, ad essere protagonisti del futuro.
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30/05/2017
Il Ritorno dei Mille (G. Bonfiglioli)
E’ un caso che abbia letto il libro questi giorni, proprio quelli (dal 27 al 30 maggio) in cui ebbe luogo, nel 1860, la rivolta di Palermo contro il regno borbonico. L’argomento di cui tratta il libro è questo evento, anzi più precisamente, la commemorazione che Palermo ne volle fare, 25 anni dopo, alla presenza dei reduci Garibaldini. Un breve riassunto: i Mille dopo lo sbarco a Marsala, ottenute le prime vittorie, parteciparono a fianco del popolo palermitano alle 4 giornate che liberarono la città siciliana dai Borbone e diedero avvio a quella che sarebbe divenuta “l’Unità d’Italia”. Nel 1885 la città di Palermo organizzò un’imponente commemorazione dei moti del ‘60, chiamando a raccolta tutte le “camice rosse” ancora in vita per ringraziarle, onorarle e sublimare quell’eroica impresa. Il testo di Bonfiglioli è un’interessante raccolta di documenti, comunicati, articoli e foto che riguardano soprattutto l’evento del 1885 e in parte minore le giornate del 1860. Nel materiale sono presenti anche documenti pressoché inediti, che hanno spinto l’autore a riportare alla memoria questo “ritorno” dei Mille a Palermo: un episodio dimenticato e quasi sconosciuto. Quello che però stimola il lettore è un altro aspetto: sono le considerazioni che possiamo fare su Garibaldi e i “suoi” Mille. Questi mille uomini, o poco più, per la maggior parte gente comune, non avvezza al combattimento, decide di partire per andare a liberare e unificare l’Italia! Non hanno armi, non hanno divise, per rifornirsi di ciò che necessita per il viaggio sono costretti a fare uno scalo imprevisto proprio presso i nostri porti. La razionalità gli concede solo due prospettive: essere affondati dalle navi borboniche durante il viaggio o essere sterminati dal regio esercito appena arrivati in Sicilia. Sono quindi votati alla morte, ma dalla loro hanno un postulato che li rende invincibili: non sono un esercito, rappresentano un popolo! Perché dico questo? Perché a causa del nostro italico atteggiamento, i Garibaldini, subito dopo l’impresa sono stati indicati come sovversivi e successivamente sono stati dimenticati, per essere poi oggetto di un revisionismo storico, che invece di considerarli eroi, è andato a cercare interessi e malefatte recondite (anche questo vizio italico), capovolgendo come sempre la realtà e come tutt’ora accade, relegando i martiri e le vittime a colpevoli e innalzando agli allori del pubblico i criminali. Sono quasi certo che in qualsiasi altra Nazione un’impresa del genere sarebbe divenuta un’epica pagina di storia, ma lo sappiamo, oltreconfine un sasso diventa un monumento, intorno ad un banale oggetto si costruisce un museo, uno scarabocchio è gestito come un’opera d’arte…. da noi, i milioni di quadri, statue, affreschi, monumenti, siti archeologici, edifici storici e quant’altro, che potrebbero farci guadagnare milioni di euro e produrre lavoro se fossero giustamente gestiti, sono abbandonati a loro stessi o sottovalutati. Tornando all’argomento “camice rosse” e ripensando a quei tempi, ci è difficile comprendere lo spirito che animava loro e tutti i martiri e patrioti che hanno combattuto e sono morti durante quel periodo. Domenica guardando la premiazione del gran premio di formula uno e vedendo la squadra Ferrari cantare “Fratelli d’Italia”, mi sono chiesto se gli Italiani che sentono o cantano quest’Inno, riescono ad andare oltre lo spettacolo musicale e si rendono conto, nell’animo, che queste cinque strofe (che peraltro nessuno conosce per intero) sono state scritte non con l’inchiostro, ma con il sangue di chi ha dato la vita, tra questi lo stesso autore del testo, per la libertà e l’unità della Nazione. Tutto questo però è ormai obsoleto, mi rendo conto che i valori morali adesso sono altri, ma vorrei sapere quanti parlamentari di oggi, il cui compito è di fare il “bene” dello Stato e della Nazione, sarebbero pronti a dare la loro vita se questo “bene” lo richiedesse, o se invece sono capaci soltanto di fermarsi all’altra parola con la stessa radice: vitalizio! Rimane però il fatto che non abbiamo reso il merito dovuto ai Garibaldini e alla loro impresa, nonostante tutti i difetti e le diverse valutazioni riscontrabili sul loro operato, prima tra tutte la scelta del Generale di appellare Vittorio Emanuele quale Re d’Italia, anche in disaccordo con Mazzini. Tra due giorni festeggiamo il 2 giugno, la Festa della Repubblica, e non sarebbe fuori luogo che qualcuno ricordasse Garibaldi e i Mille, iniziatori di quel percorso che ha reso la nostra Nazione una Repubblica Unita.
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06/12/2016
Se la vita che salvi è la tua (F. Geda)
Quando si deve dare l’interpretazione dei comportamenti di una persona, è facile che lo stesso atteggiamento possa essere interpretato anche in modi contrapposti. Questo sicuramente non accade se ad esprimere il giudizio è qualcuno professionalmente preparato, ma per la gente comune è inevitabile. Ho premesso questo perché chi legge il romanzo di Geda, deve necessariamente trarre delle proprie conclusioni sul comportamento e l’atteggiamento del protagonista, sia nei confronti delle persone che incontra, sia nell’affrontare la vita e il mondo. Per quanto mi riguarda, ritengo che Andrea, il protagonista, sebbene metta a rischio la propria vita, abbia fondamentalmente un animo da egoista. Anche se Benjamin, un personaggio della storia, presuppone che “la fuga è il futuro”, ogni fuga di Andrea, che a volte si confonde con il ritorno, arriva sempre a dover avere il sostegno di terze persone, che immancabilmente rimangono deluse o ferite o quantomeno sono soltanto un mezzo per garantire il futuro del personaggio. Il libro è interessante, anche se in alcuni punti il racconto è confuso e i dialoghi non virgolettati contribuiscono ad aumentare la difficoltà di lettura.
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13/11/2016
I Mille (G. Garibaldi)
L’opera scritta dall’Eroe dei due Mondi racconta le gesta della spedizione dei Mille, ma non si ferma, com’è nell’intento dell’autore, ad un mero diario cronologico. Garibaldi, infatti, cerca di mostrarci lo spirito con cui l’impresa fu compiuta e l’atteggiamento della popolazione all’arrivo o al passaggio dei Mille. Forte è la sua ostilità nei confronti del clero, che ritiene sobillatore, millantatore e despota nei confronti della gente, e verso la nuova classe dirigente dell’Italia libera. Secondo il Generale le speranze e le ambizioni di chi ha lottato e di chi è morto per rendere la Penisola libera sono andate disilluse. I nuovi governanti a suo parere si sono soltanto sostituti ai precedenti, seguendo le stesse mire personali a dispetto della libertà e della dignità della popolazione: l’unica differenza è la nazionalità, prima stranieri, ora anch’essi italiani. Molte sono le assonanze e gli atteggiamenti dei governanti dell’epoca che possono essere attribuite ai governanti di oggi: dopo 150 anni non è cambiato molto, almeno nei fatti, e anche la speranza di Garibaldi che nel futuro i veri ideali di chi aveva lottato per rendere libera l’Italia potessero trovare concretezza è stata disattesa. Quanti di coloro che governano oggi la nostra Nazione darebbero la vita per la Patria così come fece chi ha combattuto il Risorgimento e la Resistenza! Molte sono le lodi da parte di Garibaldi verso chi compì atti d’eroismo, sia durante la spedizione sia in altre occasioni, così come è giustificabile per l’autore, l’atteggiamento del popolo, che plagiato, spesso si trovava ad ostacolare i Mille.
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02/06/2016
Il Forte Pozzarello e il sistema difensivo del Monte Argentario dopo l’Unità d’Italia (G. Della Monaca – A. Giordano – D. Metrano)
Con questo libro si torna al periodo della nascita dell’Italia unita e a come, già da subito, i governanti del neo regno si preoccupavano di non ricadere sotto il giogo straniero. Era palese che Francia, Spagna, Austria ed altri potessero tentare la riconquista dei nostri territori e s’impose quindi sin dall’inizio la necessità di difendere i confini. Necessità che divenne più sentita quando la capitale fu portata a Roma. In questo contesto Monte Argentario ha sempre avuto un ruolo strategico di prim’ordine: è situato al centro del Tirreno, ha una conformazione che crea dei porti naturali ben riparati, può difendersi dalla “terra ferma” e allo stesso tempo essere ponte per “offenderla”. I politici e militari di allora convennero che essendo Roma al centro della penisola i pericoli maggiori per difenderla venivano dal mare e proprio le coste dell’Argentario furono individuate come quelle più adatte a un eventuale sbarco nemico. Le nuove tecniche e i nuovi armamenti di guerra avevano reso inadatte le precedenti fortificazioni e così la necessità di costruire nuovi forti adatti allo scopo. E’ per questo che viene pianificata e realizzata la costruzione del Forte Monte Argentario, detto del Pozzarello. Il libro ripercorre la storia di questo manufatto fino ai nostri giorni, con approfondimenti e dettagli anche sull’aspetto architettonico e il contesto sociale in cui fu realizzato.
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14/03/2011
Buon compleanno Italia
La nostra Nazione festeggia i 150 anni e quindi è doveroso per ognuno di noi farLe e farci gli auguri. In quest'anno di parole se ne spese molte per onorare questo evento, forse sarebbe meglio essere meno loquaci adesso e conservarne qualcuna da usare anche quando sarà passato quest'anno, per non dimenticarci dei nostri valori anche quando sarà passato il compleanno. Io molto semplice, memore delle feste di compleanno, in cui è uso cantare "Tanti auguri a te", invece di intonare il classico motivetto, vorrei usare il canto.....
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07/01/2009
Lotteria Italia e collezioni
Come ogni anno il rito della Lotteria Italia di Capodanno si è compiuto.
Oggi le vincite legate ai biglietti di questa lotteria .....
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