22/04/2018
Vista su Montecristo (M. T. D’Antea)
Emma, la protagonista, è diretta alla villa Falleroni e lungo il tragitto ripercorre la sua vita e quella delle famiglie con cui in parte l’ha condivisa. Il luogo in cui le vicende si svolgono non è menzionato dall’autrice, ma la “vista” sull’Isola di Montecristo e i riferimenti al paese natio, lasciano immaginare che si tratti dell’Argentario. La storia di queste famiglie si intreccia nel periodo tra gli anni 50 e 90 del 1900. L’evoluzione, o comunque i cambiamenti sociali, in questi decenni sono importanti e la scrittrice ce li ripropone in una sorta di autobiografia attraverso la quale, oltre ad analizzare questi eventi e cambiamenti sociali, rilegge ed esamina le proprie scelte. È fondamentalmente una storia di contrapposizione: ricchezza e povertà; grande amore e delusioni; coscienza sociale e arricchimento personale. Verso tutto questo però il messaggio più profondo è che il rispetto della dignità umana e i valori che guidano le decisioni di ognuno, non devono mai essere contrabbandati con convenienti scelte morali e pratiche.
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24/07/2017
Panigaglia (L. Bavassano)
Il titolo non deve trarre in inganno, perché non si tratta della storia della nave, né della cronaca della sua tragica fine, avvenuta il 1 luglio 1947 nella rada di S. Liberata a Monte Argentario. Come molti ben sanno, nel disastro bellico più tragico avvenuto dopo la fine della guerra, perirono circa 70 persone (il dato preciso non è mai stato confermato) a causa dell’esplosione delle oltre 300 tonnellate di munizione caricate sulla nave. Soltanto i pochi marinai scesi a terra per svolgere i loro compiti ebbero salva la vita e soltanto un superstite fu estratto dai brandelli delle lamiere della nave: molti furono dichiarati dispersi perché l’esplosione aveva polverizzato i corpi. Da questo evento, ancora vivo nel ricordo degli abitanti di Porto S. Stefano, nelle famiglie delle vittime e dei sopravvissuti e nelle commemorazioni, l’autore prende spunto per raccontare una parte della vita di suo padre. Bruno Bavassano fu tra coloro che ebbero salva la vita nella sciagura del Panigaglia, perché era a terra a ritirare gli stipendi dei marinai assieme al comandante. Il racconto, che può essere definito epistolare, ripercorre, proprio attraverso la corrispondenza che l’uomo inviava ai propri familiari, il periodo che va dai suoi 16 anni (1940) ai 23 (1947) e si focalizza su quella che fu la guerra coloniale italiana in Africa. All’autore però non interessa il racconto fine a se stesso, Bavassano si domanda come mai un uomo, che durante la sua vita si è dimostrato giusto e disponibile verso gli altri, abbia deciso da ragazzo di arruolarsi volontario per fare la guerra. Dagli scritti di suo padre, seppur spesso telegrafici e censurati dal regime dell’epoca, appare evidente la maturazione che avviene nel ragazzo che sta diventando uomo. Nato nel periodo in cui la dittatura fascista è già al potere, risente, come può essere naturale da ragazzo, della propaganda in cui s’inneggia alla forza patria, al dover primeggiare su tutto e su tutti, alla certezza di essere superiori. Stimoli cui non riesce a sottrarsi, non avendo conosciuto un prima diverso, anche se, come è dato comprendere, in famiglia questi motti non erano condivisi. Decide così di arruolarsi volontario in marina e ostenta orgoglio nel voler dare il suo contributo in guerra “… rimanere a Venezia, mentre tanti miei compagni sono imbarcati, non è bello.”. E’ così destinato in Africa nella campagna militare intesa a sottomettere le popolazioni oggetto del colonialismo nazionale, ma, giorno dopo giorno, maturerà la consapevolezza che la propaganda fascista è effettivamente sola propaganda, che tutto è fasullo: le forze militari italiane sono ridicole rispetto a quelle contrapposte; non c’è la capacità da parte dei vertici militari di garantire né approvvigionamenti bellici né cibo; essere soldato non significa diventare un super eroe, ma soltanto vivere da emarginato sperando nella fortuna di non morire. La fine della guerra è così vissuta dal protagonista come una vera e propria liberazione, sia materiale sia emotiva. L’imbarco post bellico sul Panigaglia, con la speranza che la normalità sia ormai acquisita, e il tragico evento dell’esplosione, nel quale ancora una volta per caso ha salva la vita, inducono invece quest’uomo ad un ulteriore riflessione. L’intento dell’autore non è quello di raccontare una parte della storia del padre o la cronaca di alcuni fatti, ma di trasmetterci degli insegnamenti, così come ha fatto suo padre con i figli, senza che per apprenderli, o scoprirli, o soltanto rifletterci, anche noi ci vediamo costretti a dover vivere drammatiche esperienze. Per quanto riguarda la vicenda del Panigaglia (riportandone il nome nel titolo) il libro non aggiunge informazioni a quelle già esistenti anche se ancora confuse, bensì contribuisce ad accrescere questi dati con l’aspetto umano ed emotivo di coloro che l’hanno vissuta.
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07/07/2017
Racconti e leggende nella vita marinara di Porto S. Stefano (P. Fanciulli)
Come dice il titolo si tratta di quattro racconti e cinque leggende che riguardano la storia e la vita dei marinai della cittadina di Monte Argentario. Come tutte le storie di mare, anche queste, varcano i confini cittadini e per assonanza di contenuti e concetti si confondono con quelle raccontate dai marinai dei quattro angoli della terra. I primi sono racconti di episodi che sono tramandati e narrati da coloro che li hanno vissuti o ne sono stati partecipi. Le seconde, fanno invece parte di quelle storie, inventate o rielaborate, che servono da ammonimento a chi vive il mare, o servono a giustificare comportamenti e aneddoti che non troverebbero riscontro nella vita reale. L’autore le narra come un anziano potrebbe fare con i propri nipoti, o come nel suo caso, un’insegnante fa ai giovani alunni. In tutte ritroviamo termini che fanno parte del dialetto locale, sia per rendere la narrazione più popolare e vicina all’ambiente cui sono dirette, sia per l’interesse che l’autore ha sempre avuto verso lo studio del linguaggio, in special modo per quello della propria terra.
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26/12/2016
Mia sorella Caterina (M. Landini)
In quest’opera, ancora una volta, l’autore racconta le vicende di una famiglia di Porto S. Stefano e in particolare quelle di due componenti, Giovanni e Caterina: il primo, che ha rivestito un importante ruolo nella vita sociale al momento della costituzione della comunità locale; la seconda, che è stata proclamata Beata. Buona parte del racconto è narrata in prima persona da Giovanni, come se egli stesso ci facesse partecipi delle vicende familiari e sociali, e, come afferma lo stesso autore, molti passaggi sono romanzati, nascono cioè dalla sua fantasia, benché possano essere ricondotti a considerazioni che li avvalorano come reali. Siamo nel periodo a cavallo tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo e Monte Argentario sembra attraversato da un’importante “soffio di Spirito santificatore”, come dice l’autore: è il periodo in cui Paolo Danei, più noto come S. Paolo della Croce, costituisce i Passionisti; la protagonista Caterina, poi Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione, riceve la chiamata dal Signore e compie miracoli; altre figure più o meno note vivono la santità o la conversione. Interessante, all’interno del racconto, l’opportunità di poter cogliere molti aspetti sulla vita sociale del tempo. Si sente molto, com’è naturale, l’influenza sacerdotale dell’autore, che in molti passi sembra voler evangelizzare il lettore.
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21/12/2016
Solino blu (M. Landini)
L’autore racconta le vicende di una famiglia di Porto S. Stefano nel periodo della seconda guerra mondiale. Alla storia del figlio militare al servizio della Regia Marina, si accompagna quella della famiglia che vive sfollata nelle campagne dell’Argentario. Sullo sfondo la vita della comunità martoriata dagli incessanti bombardamenti degli alleati. Gli stati d’animo seguono le vicende belliche rispecchiando senz’altro quelli dei concittadini, che vedono il loro paese completamente raso al suolo, e di milioni di altri Italiani. Eccessivo l’aspetto religioso con cui s’interpretano i comportamenti dei protagonisti, ma non è una sorpresa considerando che l’autore è un sacerdote.
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20/11/2016
Argentario – storie di persone, di pietre e di mare (C. Milano –E. Bistazzoni)
Una raccolta di belle foto, molte delle quali inedite, dalle quali gli autori a tutto tondo raccontano i molti aspetti che caratterizzano, ed hanno caratterizzato, Monte Argentario e i suoi due principali centri abitati. Molto interessanti sono gli appunti, scritti, descrizioni ed emozioni di coloro che, anche personalità nel loro campo, hanno nell’arco dei secoli rappresentato e descritto il Promontorio. Un valido testo che permette di mantenere la memoria del tempo trascorso.
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26/10/2016
Questo è l’Argentario (Fanciulli P. – Massimi G.- Mori A. – Zolesi E. Zolesi E.)
Non è una guida turistica, né una monografia, come precisano nell’introduzione gli autori, ma un po’ l’una e un po’ l’altra. In effetti il piccolo opuscolo, nella sua brevità e sinteticità da guida, raccoglie con precisione tutti gli argomenti che permettono di tracciare un esatto e approfondito profilo del luogo e dei suoi abitanti. Alle sezioni riguardanti gli aspetti meramente turistici, quali le gite ai luoghi vicini, la descrizione dei panorami che si possono godere circumnavigando il promontorio o percorrendolo via terra e l’elenco delle costruzioni storiche disseminate sul territorio e nei centri abitati, si affiancano sezioni che riguardano anche gli aspetti sociali, i costumi, l’indole e i caratteri degli abitanti. Tutte queste sezioni, e le altre presenti, permettono al lettore di scoprire anche gli aspetti meno evidenti che contraddistinguono e rendono unico questo particolare territorio e i suoi abitanti. Una lettura che può essere interessante anche per chi è indigeno o assiduo frequentatore o residente del luogo, corredata da piacevoli foto ormai datate al periodo della pubblicazione.
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20/10/2016
Fortezze e torri costiere dell’Argentario, Giglio e Giannutri (G. Della Monaca – D. Roselli – G. Tosi)
Un interessante panoramica delle torri e fortificazioni del Promontorio e delle due Isole maggiori vicine. Approfondite le informazioni tecniche di costruzione delle strutture e l’utilizzo che ne caratterizza la posizione, sia di quelle ancora esistenti sia di quelle ormai scomparse. Gli autori ripercorrono altresì gli eventi storici del periodo in cui forti e torri sono state costruite e utilizzate militarmente, con particolare riguardo all’aspetto marittimo: lo scopo principali per cui furono predisposte queste costruzioni è, infatti, quello di presiedere alla navigazione del tratto di mare antistante, oltre che, naturalmente, difendere i territori costieri. E’ noto che questo tratto di Mediterraneo, per la sua particolare conformazione, è sempre stato considerato uno dei più strategici, sia per la navigazione sia quale “porta” per l’accesso alla terra ferma. L’importanza di questi manufatti sul territorio locale, è poi evidenziata dall’essere diventati riferimento e parte integrante della vita sociale della comunità del luogo.
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15/07/2016
Lo Stato dei Presidi nei disegni del cavaliere Ignazio Fabroni (G. Della Monaca-D. Roselli-G. Tosi)
Fabroni prestò servizio sulle galee dell’Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, che, nella seconda metà del XVII secolo, navigavano presso le coste della bassa toscana a difesa di quei territori dalle scorrerie piratesche. Vista l’innata capacità di disegnatore, durante la navigazione e le soste a terra, raccolse molti disegni dei luoghi che costeggiava e visitava, nonché particolari usanze e costumi degli stessi. Gli autori hanno raccolto in questo libro quelli più significativi che riguardano l’attuale Costa d’Argento, allora Stato dei Presidi Spagnoli. Da queste vere e proprie fotografie dell’epoca si evincono particolari molto interessanti sulla conformazione urbanistica e lo stile di vita dei luoghi rappresentati.
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La “Divina Commedia” Argentariana vol. I (S. Kindermann)
Pietro Fanciulli, autore dietro lo pseudonimo di Kindermann, aveva previsto per quest’opera in canti più volumi, senza però arrivare a compimento del tutto. Come egli stesso spiega nella prefazione, si tratta dell’immaginario viaggio di un cittadino santostefanese alla scoperta dei difetti dei propri concittadini. Il defunto è chiamato da S. Pietro e da S. Stefano, i quali gli illustrano la decadenza dello stile di vita in cui versa il Promontorio che egli abitava e l’incapacità degli abitanti di godere e rendere fruibili le bellezze innate del posto. In questo primo volume assistiamo proprio a questo incontro e alla partenza del santostefanese verso il paese dove ha vissuto. I due Santi sottolineano che gli attuali abitanti “non sanno apprezzare e valorizzare il grande dono che ha loro profuso la natura”, e le doti e le virtù di cui sono portatori sono invece offuscate e sopraffatte dai loro vizi e difetti. Ne viene fuori uno spaccato che sintetizzata in modo inequivocabile e veritiero gli atteggiamenti e la personalità degli abitanti del luogo, che a ben vedere potrebbe, senza smentita alcuna, essere trasferito dai concittadini dell’Argentario a tutti i connazionali d’Italia.
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25/04/2016
Fanciulli Their Hero (F. Birardi)
L’autrice, dopo aver scoperto l’esistenza di un illustre concittadino ormai dimenticato sul suolo natio, per curiosità e passione, ha raccolto in questa piccola biografia i fatti salienti e le attività professionali e artistiche del maestro Fanciulli. Nato a Porto S. Stefano (GR) alla metà del 1800 il maestro si trasferì negli U.S.A. e lì ebbe un grande successo arrivando a dirigere la “Marine Band”, la più antica e importante banda musicale americana. Direttore e compositore, allietò con le sue marcie molti concerti a cavallo del XIX e XX secolo. Nel suo paese natale questa celebrità passò quasi inosservata fino a essere dimenticata.
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12/12/2015
Argentario 1944-1984 (G.F. Casalini)
E’ uno spaccato di episodi e personaggi, soprattutto politici, che hanno caratterizzato la vita sociale del Promontorio nel periodo dalla seconda guerra a metà anni 80 del XX secolo. Non è un racconto organico, Casalini in ogni capitolo illustra un fatto o una persona, basandosi soprattutto sulla memoria. Sono i periodi del dopoguerra, in cui lo “Scoglio” ha visto la sua rinascita dopo la catastrofica distruzione bellica e quello del “boom economico”, in cui si cercava di dare all’Argentario il profilo per la vita economica e sociale del futuro. Momenti quindi di cui ancor oggi viviamo i risultati e le scelte fatte. Curioso è come l’autore evidenzi l’appartenenza massonica di alcuni personaggi, a guisa di onorificenza. Interessante constatare come fosse più attiva e dinamica la vita politica e sociale di allora rispetto a quella degli ultimi tempi, certamente viziata anche dal contesto storico. L’opera è un diario di post-it che focalizzano l’attenzione del lettore, soprattutto se questo è cittadino del luogo, su retroscena che l’autore rivela avendo vissuto di persona.
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30/09/2015
Un libero Santostefanese (A. Busonero)
Un gioco di parole basato sul nome del protagonista e la sua cittadinanza, dà il titolo all’opera di Busonero. L’autore nel libro racconta la vita del nonno paterno e da questa ricava lo spunto per analizzare e approfondire le vicende di quello che è stato il periodo più cupo dell’Italia unita: la seconda guerra mondiale. Il protagonista ha vissuto in prima persona gli eventi bellici, lui come soldato, la famiglia e la terra natia, con tutti i suoi concittadini, vittime degli incessanti bombardamenti alleati. Ne nasce un quadro interessante, dove le vicende personali superano se stesse e diventano la storia comune di molte persone che hanno vissuto quell’epoca. Grazie anche alla sua professione, Busonero è riuscito a raccogliere informazioni dettagliate che riguardano gli aspetti militari, soffermandosi nella descrizione delle attività intraprese dalle forze alleate per sconfiggere i tedeschi sull’Argentario, superando altresì i dati statistici e cercando di comprendere gli stati d’animo di chi ne era protagonista. Dal dicembre ’43 al giugno ’44 il Promontorio divenne teatro quasi quotidianamente d’incursioni e bombardamenti aerei, al punto di apparire nelle cronache Americane e di “guadagnarsi l’onore” di essere il secondo paese più distrutto d’Italia. Appare strano come oggi nella memoria degli abitanti questo ricordo sia ancora vivo e allo stesso tempo dimenticato: è presente in tutti perché molte famiglie hanno subito la perdita di un congiunto e tutte hanno visto le loro abitazioni in macerie; è superato, alla stregua dello scenario desolante che con ardore e volontà la popolazione ha saputo mettersi alle spalle ricostruendo in tempi brevissimi l’intero paese. Molte le testimonianze reali presenti nel libro, considerato il tempo trascorso da allora, che sebbene può farci sembrare quegli eventi ormai molto lontani, nella realtà è ancora un ricordo personale per molti nostri contemporanei. Un esercizio interessante da parte dell’autore è quello di inserire all’interno del racconto i pensieri e le sensazioni che provavano i protagonisti e gli scenari e panorami che si presentavano ai loro occhi, certamente inventati, ma che creano delle parentesi romanzate e che sicuramente non si discostano da quelli reali avvertiti e vissuti.
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18/07/2015
Monte Argentario Cittadinanze Onorarie (G. Della Monaca)
Per prima cosa tengo a precisare che il giudizio finale sul libro, non è condizionato dalla presenza di un mio piccolo contributo presente nello stesso, di cui sono onorato Gualtiero abbia fatto uso.
Lo spunto che l’autore trae dalle concessioni di cittadinanza onoraria conferite dal Comune nell’arco del tempo, serve ad analizzare situazioni e fatti che sono stati condizionanti per la popolazione dell’Argentario, incidendo sugli aspetti sociali, culturali ed economici del Promontorio.
Per molti di questi personaggi, soprattutto quelli relativi al XIX secolo e ai primi del 1900, il territorio conserva ancora memoria, sia per le vie che a loro sono state dedicate, sia per le opere che hanno contribuito a realizzare e che ancora sono presenti, magari con destinazioni diverse da quelle originarie. Il libro risulta quindi utile a riportare alla memoria anche della popolazione queste illustri figure, e naturalmente farle conoscere alle nuove generazioni. L’opera è ricca di dettagli e documenti, nonché di molte curiosità e aneddoti, che risultano interessanti anche per il lettore non locale, fornendogli quegli strumenti atti a comprendere l’attuale carattere dei cittadini dell’Argentario.
Interessante è constatare che già all’epoca, mi riferisco ancora al periodo del 1800, molti dei problemi attuali erano già presenti e nonostante lo stimolo che questi illustri personaggi cercavano di infondere, sia con parole che con opere, nella popolazione locale non è mai stato recepito, lasciando spesso ai cosiddetti “forestieri”, l’onere e l’onore d’intraprendere iniziative atte a valorizzare il territorio, e magari anche a ricavarne utili personali. Emblematico in tal senso uno stralcio di Scarabelli scritto per il periodico “L’Ombrone” (1879), dove l’avvocato dopo aver elogiato il clima, il territorio, il mare ed il paesaggio conclude “… tutto ciò finisce poi di stancare nella sua monotonia; ed il bagnante dopo essersi tuffato in mare per un paio d’ore, dopo averne dormito un altro paio, si trova imbarazzatissimo a passare un’oretta nella sera, innanzi ritirarsi ai tranquilli riposi.”. Purtroppo una considerazione che trova riscontro anche oggi, nonostante la notorietà turistica e culturale che l’Argentario aveva assunto negli anni 60 del secolo scorso, ma che non si è riusciti a mantenere nel tempo.
A fronte di quanto sopra è interessante invece scoprire che l’Argentario abbia spesso eccelso in attività e opere che l’hanno reso noto in ambito Nazionale e Internazionale e che il carattere degli abitanti, sebbene “non espansivo”, sia sempre stato forte nel contrastare gli eventi negativi che hanno segnato il territorio. A questo proposito emblematica è la ricostruzione post bellica, avvenuta in tempi brevissimi, dopo che i bombardamenti degli alleati avevano raso al suolo gran parte delle costruzioni, “elevando” il Comune tra quelli più distrutti in Italia, forse secondo soltanto a Cassino (sgomento suscita la tabella redatta dalle autorità dell’epoca dalla quale risulta che a P.S.Stefano i vani integri erano “nessuno”). Questo stesso carattere impedisce ai cittadini di non essere capaci a valorizzare quanto dovuto il territorio e la popolazione stessa, nonché la sua storia: soltanto chi per proprio conto, da altre parti del mondo, ha modo di entrarne a contatto ne rimane affascinato (sin dai tempi dei Cesari Romani). Scopriamo così, attraverso l’opera dell’autore, che la cittadinanza onoraria è andata a illustri e noti personaggi internazionali che hanno saputo apprezzare queste peculiarità: tra le prime quella dell’arte marinara, che ancora oggi vede primeggiare coloro che la praticano, con onorificenze a livello mondiale.
Altra caratteristica che contraddistingue il carattere degli abitanti è la solidarietà, probabile retaggio della vita marinara, ed anche tra coloro cui è stata conferita la cittadinanza onoraria, non mancano personaggi che ne sono stati simbolo, vedasi per tutti Madre Teresa di Calcutta.
In sintesi, si può quindi concludere, che anche questa “fatica” di Della Monaca, oltre che ripercorrere minuziosamente la vita e le caratteristiche di Monte Argentario, è un valido strumento sia alla salvaguardia della memoria, per coloro che abitano il Promontorio, sia di conoscenza e promozione, per coloro che ne conoscono solo il nome.Giudizio (0-3) = 2
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19/01/2014
Porto S.Stefano paese martire (C.Milano)
95 bombardamenti aerei, 165 vittime civili, 96% del patrimonio edilizio in macerie, fecero di P.S.Stefano il secondo comune in Italia più distrutto dalle incursioni aree anglo- americane, dopo Cassino, nella II guerra mondiale. L’autore, sulla base di questo non accattivante record, racconta le vicissitudini del paese e della sua popolazione, intervallando pagine di cronaca ai racconti personali di chi è stato testimone di quegli eventi. Dalla narrazione emerge lo spirito di umanità e coesione, nato tra la popolazione, che impedì di arrendersi agli eventi, alimentando il coraggio per riportare a nuova vita il centro abitato. Una lettura interessante per i cittadini del luogo, per mantenere vivi i ricordi materiali e morali della collettività, e per gli altri, per conoscere eventi il più delle volte non noti.
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