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02/03/2016

Nella testa di una jihadista (A. Erelle)

jihad, erelle, inchiesta, siria, melodie, bilel, is, isis, terrorismo, islamErelle è una giornalista francese che studiando i comportamenti e le ragioni che spingono molti giovani a recarsi in Siria per partecipare alla jihad, si è trovata in prima persona ad entrare in contatto con il reclutamento via internet dello stato islamico. Non perdendo l’occasione ha subito instaurato un rapporto con il terrorista di contatto al fine di ricavarne un servizio dettagliato e reale per la propria redazione. Contattata tramite un suo profilo fittizio su internet, riuscirà a far credere al terrorista che è disposta a recarsi in Siria come sua moglie e resterà coinvolta dalla situazione fino a giungere quasi al confine Siriano. Nell’inchiesta appare evidente come sia facile per l’IS (o ISIS), attraverso l’uso dei social internet, farsi propaganda e contattare, fino al reclutamento, i giovani europei, siano essi uomini o donne. Evidenti sono la capacità dei terroristi, che peraltro dispongono di mezzi di comunicazioni all’avanguardia, di coinvolgere psicologicamente coloro che contattano e la “normalità” delle persone contattate, che sebbene generalmente stanno cercando un loro equilibrio, non sono necessariamente emarginati, instabili o falliti, ma anche insospettabili vicini dello porta accanto. La giornalista, sotto il falso account di Melodie, prende contatto con Abu Bilel, anche lui francese e braccio destro del califfo dell’IS: dall’atteggiamento e dai comportanti dell’uomo, sebbene celata dai sui discorsi, appare però evidente come la guerra santa professata e messa in atto da questi terroristi non abbia nulla di religioso e sia anzi, molto lontana dai precetti di fratellanza del credo Islamico. Dei contrattempi impediscono però alla giornalista di portare a termine il programma così come concordato con la redazione e l’intento di realizzare un servizio che possa portare alla luce questa attività di propaganda e reclutamento al fine di mettere in guardia e scoraggiare i giovani ad andare in Siria non si realizza nel modo voluto. L’inchiesta però fa scalpore e non passa inosservata, al punto che verso Erelle viene lanciata una fatwa (la condanna a morte che chiunque fedele all’Islam può compiere verso chi la riceve) e lei è costretta a vivere sotto scorta dopo aver cambiato la propria identità. L’inchiesta mette anche in evidenza le differenze che ci sono tra il califfato dell’IS e altri gruppi terroristi similari, quale ad esempio al-quaida.