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01/05/2015

I re di Roma – Mafia capitale (Abbate L. – Lillo M.)

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E’ semplice dire che la colpa è del sistema, ormai avvezzo ai comportamenti illeciti che in esso si sono radicati, al punto da subirne le conseguenze come fosse la normalità. Dal quadro riassuntivo che i due giornalisti, coinvolti in prima persona, naturalmente dalla parte dei “buoni”, presentano in questo libro, appaiono evidenti invece delle responsabilità dirette, e l’accusa che si può muovere al mondo politico, non riguarda i coinvolgimenti nei fatti criminali, quanto nelle scelte a monte che dovrebbero caratterizzare la convivenza civile. Se analizziamo i percorsi giudiziari di coloro che tenevano le fila di “mafia capitale”, ci accorgiamo che negli anni in cui questa “mafia” si organizza, cresce e prospera, loro dovevano essere reclusi per i crimini commessi prima. E’ impensabile in qualsiasi Stato civile, che un terrorista di destra, fondatore dei Nuclei Armati Rivoluzionari, fiancheggiatore della banda della Magliana, imputato nella strage di Bologna, accusato di essere il killer del giornalista Pecorelli, indiziato in fatti criminali di ogni genere, condannato al carcere, sia messo in libertà prima della scadenza della pena. Non gli sono da meno coloro che lo affiancano: un assassino, condannato e liberato senza aver scontato tutta la pena; un terrorista che ha militato nelle Brigate Rosse; un pluricriminale anch’egli con trascorsi da terrorista. Sono questi i protagonisti di mafia capitale, e pertanto, da persone “normali”, non ci stupisce che continuino a delinquere, poiché questo è il loro solo mestiere. Quello che ci stupisce, e ci indigna, è che essendo stati condannati, non siano in carcere a scontare la pena, evitando così di compiere altri gesti criminali. L’accusa alla politica è proprio questa: non essere in grado di far funzionare la giustizia, garantendo che la pena sia scontata per intero. Che poi ci siano amministratori, dirigenti e personaggi legati a partiti politici, in mafia capitale sia di destra che di sinistra, che di centro, coinvolti materialmente nei fatti è di secondo piano, non conta il partito, ma il ruolo che si svolge. L’organizzazione romana allo stesso tempo organizzava incontri per raccogliere voti per il candidato di destra e raccolta di fondi per il candidato di sinistra, dimostrando che l’appartenenza politica è solo un mezzo, anche per coloro che la praticano. Come una vera organizzazione mafiosa, quella che opera a Roma, è un’industria vera e propria, che trae i suoi profitti da appalti regolari, poi manipolati, fino a trattare persino con il Vaticano. Nel racconto dei due giornalisti non mancano appunti ai margini di mafia capitale, che riguardano attività di personaggi noti (tra i quali il capitano della Roma) e condizionamenti (molto forte quello di Comunione e Liberazione) sulle scelte politiche e sociali, addirittura per la nomina del Presidente della Repubblica.

Giudizio (0-3) = 2

15/04/2015

Ciò che inferno non è (D’Avenia A.)

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Un romanzo che trae spunto dalla cronaca reale, in particolare dall’assassinio di Padre Pino Puglisi a Palermo. Il racconto si dipana con riferimento all’ultima estate vissuta dal parroco. Intorno a lui il contrasto tra la Palermo che si mostra al mondo e il quartiere Brancaccio, sconosciuto ed evitato dagli altri stessi cittadini. Quando Federico, il protagonista conduttore del romanzo, si affaccia su questa realtà, la sua vita cambia completamente e paradossalmente prendono corpo due sensazioni in contrasto: paura e coraggio.

Immergendoci nella narrazione ci appare evidente la situazione in cui sono costretti a vivere gli abitanti di questo quartiere, simbolo di molti altri quartieri siciliani: mentre gli italiani del centro nord sono costretti quotidianamente a combattere e sopportare uno Stato che non è in grado di garantire nessuna sicurezza sociale, gli italiani del sud devono subire anche un altro stato, la mafia, della quale bisogna solo essere succubi, anche facendone parte. L’unico rimedio è fuggire dal quartiere, ma così facendo il problema rimane nell’animo e non presuppone soluzioni per il futuro. Così come insegna Padre Puglisi con la sua opera e morte, si può solo seminare briciole di amore e di paradiso, insegnando alle persone che qualcosa di bello esiste e con la volontà di tutti, e il sacrificio di molti, si può sperare in qualcosa di diverso.

Giudizio (0-3) = 2