19/07/2017
La paura è un peccato (O. Fallaci)
Si tratta di una raccolta di lettere e appunti inviati dalla scrittrice, durante la sua vita, alle persone più varie: familiari, amici, collaboratori, personaggi più o meno famosi. Già nei suoi articoli, soprattutto interviste, e libri la Fallaci si rivolge senza remore ai suoi interlocutori, ancor più lo fa quando gli scrive in privato: da queste lettere si evidenziano tutti i suoi eccessi caratteriali, una donna che non conosce mezze misure e che chiede a se stessa e agli altri il massimo sacrificio. Sicuramente non si è mai risparmiata ed ha percorso la storia che ne ha accompagnato la vita in “prima linea”, anche letteralmente, sin da quando, ancora bambina, faceva la staffetta per aiutare partigiani e soldati alleati durante la seconda guerra mondiale. Da queste lettere si evince quanto la giornalista fosse orgogliosa di se stessa fino all’eccesso e quanto profondo e smisurato sia stato il suo amore per la scrittura. Capace di isolarsi dal mondo, di cui era una portavoce dei fatti più importanti quando si “prestava” al giornalismo, nel momento in cui progettava la stesura di un libro, seviziava il suo tempo e il suo corpo per ottemperare a quella missione. Era capace di forti sentimenti e non di rado si sentiva tradita dai suoi amici o interlocutori, perché come lei concedeva loro tutta se stessa, così pretendeva altrettanto dagli altri. Come tutti i grandi personaggi, aveva un carattere molto forte che arrivava anche a trasformarsi in arroganza, ma fino alla fine è rimasta fedele ai suoi valori ed anche quando il suo corpo era ormai devastato dalla malattia, ha continuato a lottare per portare avanti la missione per cui era nata: scrivere.
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14/07/2016
La santa casta della Chiesa – I peccati del Vaticano – L’oro del Vaticano (C. Rendina)
Un unico libro che raccoglie i tre libri dello storiografo Rendina. Se credete in ciò che professa il clero e nell’operato del Vaticano non leggete questo(i) libro(i). Lo scrittore analizza ed elenca la storia e gli uomini della Chiesa di Roma dal punto di vista economico e politico. Nel primo viene proposto un esame di ciò che ha condizionato le scelte dei Papi nell’arco dei secoli; nel secondo, come i vizi capitali sono sempre stati perpetrati dalla Chiesa; nel terzo, si elencano tutte le attività economiche gestite dallo Stato Pontifico e dalla Città del Vaticano. E’ semplice immaginare che dietro le azioni, le prediche, le scelte da parte dei rappresentanti della Chiesa Romana ci siano scopi che esulano da quello che la religione impone, ma leggendo questi testi si arriva all’inimmaginabile. L’autore ci fa superare “il si pensa” e “il si dice” indicando con estrema precisione date, fatti e ragioni. Si scopre così che mentre i risultati dei conclavi nei secoli addietro venivano pilotati dalle famiglie gentilizie, quelli odierni (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI…) sono gestiti dagli interessi dell’Opus Dei (la società segreta del Vaticano nata e sostenuta dal dittatore Franco). Viene alla luce che la consacrazione di miracoli e santi (Lourdes, Padre Pio…) da parte della Chiesa avviene soltanto nel momento in cui questi assumono un valore economico per la stessa. Che l’invenzione del gioco del lotto e del monte di pietà sono avvenute nello Stato Pontifico, che pur condannandole le ha sempre gestite e sfruttate a proprio vantaggio, così come l’istituzione del simbolo “giallo” da indossare da parte degli ebrei è avvenuta nei ghetti papalini e che anche nei confronti di questo popolo la posizione della Chiesa è sempre stata ambigua: a fronte dei molti episodi di tutela nella seconda guerra mondiale si affianca l’aiuto bellico a favore dei nazisti. Un’ambiguità che ha sempre contraddistinto la posizione dello Stato Pontificio/Vaticano, con il Papa e il Clero che condannano a parole ciò che poi materialmente sostengono. Gli interessi economici della Chiesa si spingono, per esempio, in società che fabbricano armi, immettono sul mercato la pillola anticoncezionale, compiono operazioni finanziare anche nei paradisi fiscali, mentre si predica la pace, si condanna l’aborto e s’inveisce verso l’arricchimento economico. Il vero potere temporale della Chiesa non si è concluso nel 1870, con la breccia di Porta Pia, ma è iniziato nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi, con i quali è nato lo Sato del Vaticano, che da quel momento ha avuto il beneplacito per poter operare fuori da ogni termine di legge dietro la cortina dell’immunità diplomatica. Così gli Istituti finanziari ed economici della Santa Sede hanno potuto operare sfruttando operazioni immobiliari e riciclaggio di denaro proveniente dai più loschi affari: narcotraffico, rapimenti, criminalità organizzata, fallimenti bancari; lucrando persino sulla raccolta spontanea delle offerte. Il patrimonio economico dello Stato del Vaticano, costituito dai beni immobiliari in tutto il mondo, dalle opere d’arte custodite, dalle riserve auree, dalle partecipazioni negli istituti di credito internazionali, dalla proprietà di azionariato in migliaia di società, possono far immaginare che questo minuscolo e, allo stesso tempo, infinito Stato, sia il più ricco e il più corrotto esistente.
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