14/07/2016
La santa casta della Chiesa – I peccati del Vaticano – L’oro del Vaticano (C. Rendina)
Un unico libro che raccoglie i tre libri dello storiografo Rendina. Se credete in ciò che professa il clero e nell’operato del Vaticano non leggete questo(i) libro(i). Lo scrittore analizza ed elenca la storia e gli uomini della Chiesa di Roma dal punto di vista economico e politico. Nel primo viene proposto un esame di ciò che ha condizionato le scelte dei Papi nell’arco dei secoli; nel secondo, come i vizi capitali sono sempre stati perpetrati dalla Chiesa; nel terzo, si elencano tutte le attività economiche gestite dallo Stato Pontifico e dalla Città del Vaticano. E’ semplice immaginare che dietro le azioni, le prediche, le scelte da parte dei rappresentanti della Chiesa Romana ci siano scopi che esulano da quello che la religione impone, ma leggendo questi testi si arriva all’inimmaginabile. L’autore ci fa superare “il si pensa” e “il si dice” indicando con estrema precisione date, fatti e ragioni. Si scopre così che mentre i risultati dei conclavi nei secoli addietro venivano pilotati dalle famiglie gentilizie, quelli odierni (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI…) sono gestiti dagli interessi dell’Opus Dei (la società segreta del Vaticano nata e sostenuta dal dittatore Franco). Viene alla luce che la consacrazione di miracoli e santi (Lourdes, Padre Pio…) da parte della Chiesa avviene soltanto nel momento in cui questi assumono un valore economico per la stessa. Che l’invenzione del gioco del lotto e del monte di pietà sono avvenute nello Stato Pontifico, che pur condannandole le ha sempre gestite e sfruttate a proprio vantaggio, così come l’istituzione del simbolo “giallo” da indossare da parte degli ebrei è avvenuta nei ghetti papalini e che anche nei confronti di questo popolo la posizione della Chiesa è sempre stata ambigua: a fronte dei molti episodi di tutela nella seconda guerra mondiale si affianca l’aiuto bellico a favore dei nazisti. Un’ambiguità che ha sempre contraddistinto la posizione dello Stato Pontificio/Vaticano, con il Papa e il Clero che condannano a parole ciò che poi materialmente sostengono. Gli interessi economici della Chiesa si spingono, per esempio, in società che fabbricano armi, immettono sul mercato la pillola anticoncezionale, compiono operazioni finanziare anche nei paradisi fiscali, mentre si predica la pace, si condanna l’aborto e s’inveisce verso l’arricchimento economico. Il vero potere temporale della Chiesa non si è concluso nel 1870, con la breccia di Porta Pia, ma è iniziato nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi, con i quali è nato lo Sato del Vaticano, che da quel momento ha avuto il beneplacito per poter operare fuori da ogni termine di legge dietro la cortina dell’immunità diplomatica. Così gli Istituti finanziari ed economici della Santa Sede hanno potuto operare sfruttando operazioni immobiliari e riciclaggio di denaro proveniente dai più loschi affari: narcotraffico, rapimenti, criminalità organizzata, fallimenti bancari; lucrando persino sulla raccolta spontanea delle offerte. Il patrimonio economico dello Stato del Vaticano, costituito dai beni immobiliari in tutto il mondo, dalle opere d’arte custodite, dalle riserve auree, dalle partecipazioni negli istituti di credito internazionali, dalla proprietà di azionariato in migliaia di società, possono far immaginare che questo minuscolo e, allo stesso tempo, infinito Stato, sia il più ricco e il più corrotto esistente.
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24/05/2016
Viaggio nella Cappella Sistina (A. Angela)
Questo è uno dei luoghi al mondo, forse il maggiore, in cui l’arte dell’immagine ha il suo massimo splendore. Visitarla, piuttosto che leggerne la descrizione su di un libro, è tutt’altra cosa, ma la competenza e le capacità di Angela ci conducono a scoprire dettagli su cui possiamo fissare l’attenzione avendo l’immagine a pochi centimetri dagli occhi. Il libro è un’ottima guida che varrebbe la pena rileggere prima e dopo la visita alla Cappella, e contiene anche, oltre a curiosità spicciole, riferimenti storici e biografici che ci permettono di avere un quadro più completo rispetto alla semplice descrizione artistica. La domanda che sorge spontanea è “… ma Michelangelo, Sisto IV, Giulio II e gli altri che hanno voluto e realizzato la Cappella come la conosciamo oggi, potevano immaginare che dopo 500 anni, la loro opera potesse avere l’inestimabile valore artistico che oggi li reputiamo?”. Voglio però prendere spunto dal libro per fare un’altra considerazione, avvalendomi dell’incipit dell’introduzione al libro stesso a firma di Antonio Paolucci, direttore dei musei vaticani: “Ogni giorno almeno ventimila persone, con punte di venticinquemila nei periodi di massima affluenza turistica, entrano in Cappella Sistina.”. Facendo due miseri calcoli questo significa che dalle visite alla Cappella si ricavano settimanalmente circa 1.500.000 di euro! Allora ribadisco quanto già sostenuto in alte circostante: su tutto il territorio Italiano sono raccolte opere artistiche, monumentali, archeologiche, urbanistiche e comunque culturali in ogni angolo e in quei pochi punti dove sono assenti, la natura e il panorama, sopperiscono egregiamente a questa lacuna. Siamo un museo artistico e paesaggistico a cielo aperto, al punto che ogni straniero dovrebbe pagare un biglietto soltanto perché è entrato in Italia. Eppure mai, dai nostri governi e governanti (a parte la voce di Sgarbi!), si sono mai intraprese iniziative per valorizzare e sfruttare questi beni, che ci fanno essere il Paese con più siti “patrimonio dell’umanità” UNESCO al mondo. Basterebbe rendere fruibili tutti questi beni per 24 ore al giorno perché la nostra Nazione arrivi ad incassare milioni di euro al giorno, risolvendo il problema economico, quello della disoccupazione e tutti potremmo vivere nel benessere grazie anche all’indotto che si verrebbe a creare. Ma questa semplice idea, che io esprimo da infimo cittadino, è senz’altro troppo banale per i geni che governano il nostro Stato. Certo, occorrono investimenti e impegno, ma spendere un milione di euro, per esempio, per riqualificare Pompei (sito unico al mondo!), ne farebbe incassare molti subito dopo. L’apertura notturna a Roma qualche giorno fa di tutti i musei e siti culturali, sebbene a un prezzo simbolico, ha portato a migliaia di visite, perché allora non farlo sempre anche a prezzi “normali”: chi deve decidere afferma che “la cultura non paga”, io invece credo che la “cultura non ha prezzo”, e chiunque sarebbe disposto a pagare un biglietto per poter usufruire a piacimento di tutte queste bellezze, che spesso, hanno per il nostro spirito un valore più salutare di una medicina per il corpo.
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