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08/02/2016

Le canzoni dell’aglio (M. Yan)

aglio, canzoni, cina, yan, gao, jinju, tiantang, mao, xiaoping, zhangSiamo alla fine degli anni ’80 del XX secolo e la Cina continua a vivere momenti di sbandamento che si protraggono da decenni dopo le varie rivoluzioni sociali che l’hanno caratterizzata (Mao, Xiaoping….). La “rivolta dell’aglio”, da cui prende spunto il romanzo di Yan, è uno dei tanti momenti di ribellione che porteranno alla più famosa rivolta di piazza Tienanmen e all’indimenticabile immagine del singolo studente di fronte ai carri amati. La popolazione è disillusa, le promesse di un futuro migliore per tutti e la parità sociale sono ormai sogni svaniti, la miseria dilaga e la corruzione dei funzionari e dei burocratici del partito che governa lo Stato non ha più limiti. In questo scenario le vicende dei personaggi si snodano con descrizioni spesso molto crude. Si accavallano episodi contemporanei alla storia e ricordi a volte narrati dai protagonisti in prima persona. La rassegnazione ai soprusi, alle tradizioni, alla miseria sembra l’unica strada per sopravvivere, anche se in maniera inumana: ribellarsi alla famiglia e allo Stato conduce alla morte, anche attraverso il sudicio, ultima ed estrema via di fuga. La narrazione ha la caratteristica lentezza orientale, benché l’autore riesce a descrivere buone immagini. Il finale rispecchia la cronaca giornaliera: i contestatori, sebbene nel giusto vengono puniti; gli amministratori-dirigenti, rei di badare ai loro soli interessi o quanto meno di superficialità, vengono premiati; la verità, è quella indiscutibile che decreta il potere a suo uso e consumo. Interessante è il monito dell’avvocato difensore nel processo, il cui esito è peraltro scontato, con il quale giustifica l’operato dei rivoltosi: << Se un partito, un governo non agisce per il bene del popolo, il popolo può rovesciarlo! Anzi deve rovesciarlo!>>. E’ uno slogan che ha un forte impatto sociale, ma che nella realtà non trova mai riscontro o quando viene messo in atto, serve soltanto a cambiare il soggetto che detiene il potere e non le condizioni di chi subisce il potere.