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23/02/2015

Non dirmi che hai paura (G. Catozzella)

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Potrebbe essere una favola, una biografia, un reportage, un romanzo: forse è un po’ di tutto questo, o forse nulla. In un telegiornale o in un programma televisivo questa storia si confonderebbe con altre migliaia che ci sfuggono davanti agli occhi e che per la loro quantità, ormai, non ci trasmettono nulla. Un libro però, a differenza di qualsiasi altro mezzo di comunicazione, ha il potere di farci riflettere: perché possiamo tornare a capoverso; fermarci qualche secondo a meditare; entrare nelle sensazioni che stiamo leggendo. La storia di Samia Yusuf Omar, raccontata da Catozzella, non sono solo le vicende e le aspirazioni di una bambina che ama correre e quasi per caso partecipa alla Olimpiadi di Pechino, è la storia di milioni di persone che noi non comprendiamo, che vogliono solo scegliere, così come si dice in una canzone africana: l’essere liberi non è avere o possedere, ma solo poter scegliere. Lei, dopo aver partecipato alle Olimpiadi, dove da noi significa onore e fama, morirà il 2 aprile 2012 annegata a largo di Lampedusa mentre tenta di raggiungere l’Italia su di un barcone di profughi. Quello che colpisce nel racconto non è la tragica morte della ragazza, ma, attraverso le sue vicende, vedere come ancora oggi si viva in alcune nazioni; come per lei sia sorprendente la vita normale, tanto da trascorrere un intero pomeriggio dentro il bagno dell’albergo invece di andare a visitare la città. Attraverso la vicenda di Samia possiamo arrivare a comprendere quali sono le ragioni e le speranze di coloro che affrontano la morte attraverso il Mediterraneo per arrivare in Italia; perché attraversano con viaggi lunghi mesi una parte dell’Africa per affrontare il mare; cosa stanno, non cercando, ma fuggendo. Probabilmente, leggendo questo libro, il nostro giudizio nei confronti di queste persone potrà essere diverso: non cercano la vita, fuggono dalla morte.

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