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09/01/2017

La gioia di vivere (V. Andreoli)

andreoli, gioia, vivere, fatica, Weltanschauungen, amore, rispetto, speranza, platone Ero scettico nell’acquistare questo libro perché pensavo al solito manuale su come essere felici, ma conoscendo l’autore ho voluto correre il rischio. Oggi sono soddisfatto della scelta. Il libro, infatti, non è una guida su come poter essere felici, o più precisamente come vivere con gioia, bensì un vero e semplice “trattato” di filosofia, che grazie alle capacità dialettiche del noto psichiatra si legge facilmente. Innanzitutto bisogna dire che l’autore afferma di non vivere con gioia lui stesso e di aver scritto questo testo per capire e confrontarsi con un tema, quello della gioia appunto, a lui sconosciuto. Esistono due modi di affrontare la vita: reagendo con la “fatica di vivere” oppure con la “gioia di vivere”. Nel 90% dei casi le persone sono portatrici della “fatica di vivere”. Partendo dalle Weltanschauungen, Andreoli analizza le caratteristiche dei due modi di essere: i pro e i contro, gli stati d’animo, anche psichiatrici, che ne derivano; lo fa rapportando il tutto all’uomo e alla società attuali, esaminando il diritto, le regole civili, la paura, la salute e altri aspetti, non dimentico però di quelle che sono le fondamenta della filosofia greca e più attuale. Bisogna dire che il modo di affrontare la vita non lo scegliamo noi, lo costruiamo inconsapevolmente in base ai molti fattori che ci condizionano; abbiamo, però, la capacità, così come fa lo stesso autore, di renderci conto del nostro stato e di andare almeno a conoscere l’altro. Come sempre parlando di filosofia qualche aspetto rimane ostico alla nostra percezione: ad esempio il fatto che entrambi i modus vivendi sono giusti, ma solo la “gioia di vivere” può portare ad un mondo che sia felice (uso il termine felice anche se improprio, ma rende subito l’idea). Questo perché la “gioia” supera l’io e fonde ognuno con l’altro, mentre la “fatica” si fonda sulla rivalità continua con l’altro (cosa che viviamo ogni giorno inconsciamente anche nelle piccole cose: sul lavoro, alla guida della nostra auto, in palestra…; fino alle grandi questioni che sono il potere e il dominio: guerra, supremazia economica e religiosa…). L’autore ritiene che oggi si debba tornare a filosofare sull’uomo, sul mondo, sugli aspetti della vita moderna, perché solo questo può portare al bene dell’umanità, quell’umanità che oggi, con i suoi miliardi d’individui, sebbene sembri essere più vicina e globale è invece molto individualista e non pensante, poiché tendiamo sempre più a delegare a cervelli virtuali le nostre capacità di memoria e di analisi e di conseguenza anche di scelta. Ritengo molto interessante l’argomento trattato perché anch’io, nel mio piccolo filosofeggiare, ho declinato un modo di vivere che riassumo nella frase “ogni giorno che passa è poesia, se la sai recitare” e che, leggendo le pagine di questo libro, trovo molto vicino alla “gioia di vivere”, con i pregi e i difetti che ne derivano; così come il mio essere “pessimista dell’ottimismo” (che magari spiegherò in altra occasione) mi farà senz’altro, credo, godere del futuro. Per tornare al libro di Andreoli, le conclusioni dell’autore sono che per ottenere la gioia, che né si può acquistare né conquistare, bisogna essere dei saggi (il sottotitolo dell’opera è “a piccoli passi verso la saggezza”). Essa appartiene all’uomo, ma ha bisogno di essere “coltivata” attraverso il buon senso, il rispetto, la modestia, la speranza e l’amore.

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