04/07/2017
La casa tonda (L. Erdrich)
L’autrice è considerata una delle più importanti scrittrici contemporanee americane, tra gli altri premi ricevuti è stata finalista al Pulitzer (2009) e vincitrice del National Book Award (2012) proprio con questo romanzo. Nonostante queste prerogative, o forse proprio in attesa di queste, il libro non mi ha appassionato. E’ la storia della violenza subita da una donna all’interno di un territorio indiano degli U. S. A. e dell’evoluzione dei sentimenti che portano il figlio a vendicarla. Ho trovato la narrazione molto dispersiva e quindi scarsamente stimolante per il lettore. Unico aspetto interessante la denuncia che la scrittrice porta alla luce della condizione in cui ancora oggi, vivono gli indiani d’America, che, seppur non segregati nelle riserve a loro dedicate, non trovano comunque equità nelle leggi che regolano la loro coesistenza con gli altri cittadini. I soprusi, oltre che fisici, soprattutto morali cui devono sottostare hanno portato il Presidente Obama (come citato anche nella postfazione del libro) a definire questa situazione “un’onta per la nostra coscienza nazionale”. Questo rapporto di mancanza di fiducia e scarsa integrazione tra l’ambiente “indiano” e “americano” fanno si che le vicende della storia, rimangono velate di mistero ed ogni protagonista si farà portatore del suo segreto.
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13/10/2015
Dieci piccoli indiani (A. Christie)
Uno dei tantissimi e noti gialli della scrittrice inglese. Scritto nel 1939, nelle sue versioni ha cambiato diversi titoli. E’ una delle storie in cui non compaiono i famosi investigatori creati dall’autrice, ed anzi è un racconto che si discosta dagli schemi tradizionali dei gialli: non compare nessun personaggio con il compito specifico di condurre le indagini e l’assassino è lui stesso vittima.
La storia si svolge prevalentemente su di un’isola pressoché deserta e le vittime si trovano a fronteggiarsi, oltre che nel cercare di salvare la propria vita, anche nel provare a risolvere l’enigma dal quale scaturiscono gli omicidi. Sarà quindi un intreccio si sospetti, di accuse e di giustificazioni che mettono a confronto i vari caratteri dei personaggi. Una nenia infantile e dieci piccole statuine cadenzano il flusso delle morti dei presenti.
La prigione e la giustizia sono gli elementi che l’autrice porta alla nostra attenzione. L’isola è, di fatto, il carcere in cui i personaggi scontano la propria pena, fino all’esecuzione; l’assassino, per quanto crudele, svolge il compito del giustiziere, fino al culmine di uccidere se stesso per gli omicidi compiuti. Con questo gesto si arriva all’apice della giustizia, così da annullare anche le giustificazioni che ci indurrebbero a perdonare gli errori commessi dai personaggi, e che gli sono valsi la “condanna a morte”, per altro non perseguibili dalla giustizia ordinaria, vista la loro dinamica.
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