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14/12/2014

Fiorirà l’aspidistra (G.Orwell)

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Ancora un’analisi che Orwell rivolge alla società, in questo caso a come i “quattrini” siano il motore che regola l’andamento della vita individuale. Lo scenario è quello dell’Inghilterra negli anni che precedono la prima guerra mondiale. Il protagonista, Gordon, ha deciso di condurre un’inutile e invincibile guerra contro il denaro. Le sue scelte si basano così sull’evitare di condividere quelli che sono i simboli borghesi, primo tra tutti quello del “buon posto” di lavoro; simboli che lui identifica con l’aspidistra, la pianta che immancabilmente adorna ogni casa ed angolo dell'Inghilterra. Si riduce così a vivere una vita al limite della povertà, non potendo però fare a meno di avere prestiti e sostegno da familiari e amici, anche se da questi si sente infastidito ed oppresso. Il culmine arriva quando avrà a disposizione 10 sterline (quasi un capitale all’epoca) che sperpera in una serata, godendo tutti gli agi di quella società che detesta. Da lì la caduta nel più profondo disprezzo. Sarà la consapevolezza di un figlio che deve nascere a fargli scegliere di abbandonare la lotta e accettare le regole del “buon vivere”. La scelta sarà vissuta non come una sconfitta, ma come il sollievo di essersi tolto il peso di dover ad ogni costo procedere sulla strada che aveva intrapreso.       

13/08/2014

1984 (G.Orwell)

orwell, 1984, winston, fratello, grande, socing, oceania, eurasia, estasiaUna lucida descrizione di come si amministra il potere, per conquistarlo, mantenerlo, imporlo, perché questo è il fine, non il mezzo, e per dirla come l’autore “..nessuno si impadronisce del potere per cederlo successivamente”. Il fatto che il potere sia gestito fine a se stesso, senza che da esso se ne ricavi reali e illimitati vantaggi pratici, può, in prima battuta, apparire incomprensibile, ma proprio nel nostro Paese ne abbiamo gli esempi più eclatanti: basta pensare alla vita senza confort di alcuni boss della mafia. Il protagonista del romanzo esce sconfitto nella sua lotta personale, consapevole che l’unico modo di poter fronteggiare e sovvertire lo stato delle cose sia quello di far ricorso alla memoria e ai tempi andati. La storia però, molto spesso, la fa chi la racconta e così deve soccombere, fisicamente e mentalmente alle imposizione del Partito governante. Il racconto, o meglio l’analisi, sembra in alcuni momenti raggiungere l’apice dell’eccesso, ma l’unico eccesso risiede nel fatto che la dittatura raccontata è globale, mentre nella realtà, anche odierna, situazioni del genere sebbene presenti, sfuggono alla nostra attenzione perché limitate a luoghi circoscritti e confuse in una miriade di altre notizie.