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22/01/2007

Base militare USA a Vicenza

medium_base.2.jpg Certo non sono sufficienti poche righe per raccogliere considerazioni di vario tipo su un fatto che investe politica, economia, ambiente, ideologie e rapporti che vanno dal vicino della "porta accanto" all'ambito internazionale.
Senza presunzione, sinteticamente cercherò di esporre alcuni pensieri.
A tutto è possibile trovare una spiegazione plausibile, visto che tutto è opinabile......


Certo non sono sufficienti poche righe per raccogliere considerazioni di vario tipo su un fatto che investe politica, economia, ambiente, ideologie e rapporti che vanno dal vicino della "porta accanto" all'ambito internazionale.
Senza presunzione, sinteticamente cercherò di esporre alcuni pensieri.
A tutto è possibile trovare una spiegazione plausibile, visto che tutto è opinabile, e quindi giustificare scelte che non coincidono con quello che dovrebbe far parte del proprio bagaglio culturale, o per lo meno, che si dice che sia. Diventa così contraddittorio permettere l'ampliamento di una base militare, quando in campagna elettorale si è fatta garrire al vento la bandiera della pace e dell'anti-militarismo. Passino pure le scelte di intervento, almeno giustificate a livello di partecipazione ONU in ambito estero, ma dopo che per anni si è lottato per chiudere o almeno ridurre la base USA di La Maddalena, passati solo pochi mesi dall'esserci riusciti, autorizzare l'ampliamento di quella di Vicenza, pare a dir poco assurdo.
A prescindere dalla personale contrarietà a questa scelta, mi sento anche di dover fare un appunto all’operato del Governo, il quale non potevo esimermi dal votare: se, come si dice, la scelta era già stata operata dal precedente Governo, perché allora si deve decidere adesso? E se è vero, come il ministro D’Alema afferma, che gli accordi precedenti invece erano solo verbali, non si faceva più bella figura a sostenere le proprie tesi anche a scapito di non riconfermare quella parola data?
Verrebbe spontaneo a questo punto fare anche delle considerazioni sull’operato generale sin qui portato avanti, ma il discorso prenderebbe troppo spazio. Dico solo che il giustificativo economico e dei buoni rapporti non lo ritengo sufficiente a far pesare il piatto della bilancia a favore di questo ampliamento, considerati gli innumerevoli svantaggi che se ne ricavano.
Se una scelta del genere fosse stata fatta un anno fa, col precedente Governo, avrei apertamente esposto la mia contrarietà: coerente con le mie posizioni lo faccio anche adesso, che a rappresentarmi è lo schieramento politico che sostengo. Forse, se anche “altri” riuscissero, anche a proprio discapito, ad essere più coerenti, la possibilità di cambiare qualche piccola cosa diverrebbe reale.

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