Ok

By continuing your visit to this site, you accept the use of cookies. These ensure the smooth running of our services. Learn more.

23/02/2015

Non dirmi che hai paura (G. Catozzella)

samia, somalia, mogadiscio, olimpiadi, barconi, lampedusa, profughi, catozzella, scafisti, atletica

Potrebbe essere una favola, una biografia, un reportage, un romanzo: forse è un po’ di tutto questo, o forse nulla. In un telegiornale o in un programma televisivo questa storia si confonderebbe con altre migliaia che ci sfuggono davanti agli occhi e che per la loro quantità, ormai, non ci trasmettono nulla. Un libro però, a differenza di qualsiasi altro mezzo di comunicazione, ha il potere di farci riflettere: perché possiamo tornare a capoverso; fermarci qualche secondo a meditare; entrare nelle sensazioni che stiamo leggendo. La storia di Samia Yusuf Omar, raccontata da Catozzella, non sono solo le vicende e le aspirazioni di una bambina che ama correre e quasi per caso partecipa alla Olimpiadi di Pechino, è la storia di milioni di persone che noi non comprendiamo, che vogliono solo scegliere, così come si dice in una canzone africana: l’essere liberi non è avere o possedere, ma solo poter scegliere. Lei, dopo aver partecipato alle Olimpiadi, dove da noi significa onore e fama, morirà il 2 aprile 2012 annegata a largo di Lampedusa mentre tenta di raggiungere l’Italia su di un barcone di profughi. Quello che colpisce nel racconto non è la tragica morte della ragazza, ma, attraverso le sue vicende, vedere come ancora oggi si viva in alcune nazioni; come per lei sia sorprendente la vita normale, tanto da trascorrere un intero pomeriggio dentro il bagno dell’albergo invece di andare a visitare la città. Attraverso la vicenda di Samia possiamo arrivare a comprendere quali sono le ragioni e le speranze di coloro che affrontano la morte attraverso il Mediterraneo per arrivare in Italia; perché attraversano con viaggi lunghi mesi una parte dell’Africa per affrontare il mare; cosa stanno, non cercando, ma fuggendo. Probabilmente, leggendo questo libro, il nostro giudizio nei confronti di queste persone potrà essere diverso: non cercano la vita, fuggono dalla morte.

Giudizio (0 – 3) = 2

15/02/2015

Zorro (I.Allende)

allende, zorro, california, vega, diego, bernardo, tornardo, volpe, garcia, moncada

Chi di noi non ha mai immaginato d’indossare il mantello e la maschera neri di Zorro e di galoppare in sella a Tornado? L’autrice, in questo romanzo, ci narra la vita di Diego de la Vega dalla nascita fino al momento in cui inizia la sua leggenda come Zorro in California. E’ naturalmente una storia di fantasia, così come il personaggio stesso, raccontata come fosse una biografia: un piacevole romanzo d’avventure e colpi di scena, stile “cappa e spada” della letteratura e filmografia. La narrazione si sviluppa durante la prima metà dell’800, anche con riferimenti reali alle vicende storiche e ai personaggi dell’epoca. Ritroviamo nel racconto tutti quegli elementi che hanno contribuito alla leggenda cinematografica e televisiva dell’eroe, di cui Allende, ci fornisce la ragione della loro esistenza e della loro peculiarità. Nonostante tutte le vicende, che fanno della vita di Diego un’eterna avventura, i suoi sentimenti, e quelli degli altri personaggi, hanno il sopravvento sull’azione.

Giudizio (0-3) = 1    

01/02/2015

La moglie (J.Lahiri)

Subash, Bela, Gauri, Udayan, Mitra, Calcutta, India, Lahiri, Rhode, bengalese

Una famiglia, due fratelli quasi coetanei, la stessa moglie per entrambi, generazioni che prendono vita nella seconda metà del XX secolo. I percorsi dei personaggi, nel romanzo della scrittrice di origine bengalese, sono traiettorie che si allontanano, incrociandosi solo sporadicamente, anche a livello interiore. Il racconto a volte scorre lento, ma questa è una caratteristica che ci immerge ancora di più nell’ambiente indiano. I moti sociali e il tentativo di sconvolgere le tradizioni, che sono ancora radicate negli anni ’70 nella società indiana, si scontrano e si fondono con la complessità emotiva dei personaggi, fino a renderli prigionieri della loro libertà.

Giudizio (0-3)=1