14/06/2015
Il problema dei migranti
Sulla questione migranti, quello che non comprendo, è come si faccia a non capire il problema vero: come al solito invece di guardare alla luna si guarda al dito. Ogni giorno ci raccontano che bisogna limitare gli sbarchi, dividersi degli esseri umani “in quote”…. ma il mio lavoro m’insegna che se un tubo perde, non basta asciugare la pozza che si crea sotto, è necessario riparare il tubo, e la pozza si asciugherà di conseguenza. I governanti europei, invece di litigare tra loro, dovrebbero fare fronte comune nei confronti dell’O.N.U., e a questo chiedere un intervento. Il problema, come tutti dovremmo sapere, nasce dal fatto che negli Stati da cui questi poveracci fuggono ci sono delle dittature sanguinarie, che lì vengono torturati e uccisi senza nessuna ragione, ogni giorno, e che se decidono di affrontare un viaggio “mortale” è perché non hanno altra via di scampo. Ben venga il nostro impegno all’accoglienza, è necessario e deve essere fatto, ma è necessario puntare in alto, magari con l’intervento dei Caschi Blu in Eritrea, Somalia e in quegli Stati dove la migrazione ha origine. Perché a livello internazionale nessuno interviene? Magari cadiamo nel qualunquismo pensando che a volte l’intervento dell’O.N.U. è dettato solo da interessi economici di qualcuno, e in questo caso ci verrebbe da pensare che a nessuno interessi risolvere il problema, o magari interessi che rimanga! Il nostro livore non si deve rivolgere verso coloro che a costo della vita cercano scampo in altri Stati, ma verso coloro che si limitano a spendere belle o brutte parole nei loro confronti, senza cercare la soluzione adeguata e alla fonte del problema. Quello che possiamo fare noi cittadini è nelle giuste e umanitarie parole di Gino Strada, ma oltre a fare quello dobbiamo far comprendere ai ns governanti, Italiani ed Europei, che ciò che ci spaventa non è il migrante, ma la loro incapacità di andare al nocciolo del problema e farsi valere.
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12/06/2015
La trappola dell’austerity (F. Rampini)
Il famoso e preparato giornalista analizza le scelte fatte da parte dei Governi per risolvere la crisi economica nata nel 2008. A compendio dell’analisi sono inserite interviste, dichiarazioni, studi e dati dei più importanti economisti mondiali e società di analisi economico-finanziaria. Il quadro che se ne deduce è preoccupante per l’Italia e l’Europa: sia il nostro governo, che tutti quelli dell’eurozona, in testa la Germania, hanno scelto la strada dell’austerità. Ad oggi questa opzione non ha pagato. Mentre gli U.S.A. e gli Stati asiatici sono in ripresa, la tendenza nell’eurozona non è in miglioramento. Chi come gli U.S.A., la Cina, la Corea, l’Indonesia, Taiwan e il Giappone hanno investito nell’economia reale stanno agevolmente uscendo dalla crisi: l’indebolimento della moneta ha portato l’ingresso di capitali esteri; la spesa del governo si è indirizzata verso la realizzazione delle infrastrutture; è stata data l’opportunità di accrescere la possibilità di spendere e quindi creare economia. Tutto questo ha portato alla diminuzione della disoccupazione e alla ripresa dei mercati. Nell’eurozona invece si è scelto di operare con rigore e questo ha sortito l’effetto di non agevolare lo sviluppo: si è reso più forte l’euro chiudendo, di fatto, i mercati; invece di investire in infrastrutture sono stati concessi fondi alle banche per agevolare il credito, ma senza risultato mancando le garanzie; si è chiesto sacrifici ai cittadini rafforzando il prelievo fiscale invece di aiutare a spendere e incentivare la produttività. Quello che i “grandi” economisti tendono a comunicarci è che l’austerity “non paga” e per l’Europa pertanto la crisi sarà ancora lunga e per alcuni Stati, Italia e Grecia per primi, il rischio di peggiorare la situazione è elevato.
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07/06/2015
Lawrence d’Arabia – C. Boccazzi
La biografia di un personaggio che nella prima metà del 1900 ha segnato con le sue gesta l’andamento della storia. Sebbene la sua figura e le sue imprese abbiano per lo più acquisito un aspetto romanzesco, nel mondo Arabo e nei confronti del colonialismo Lawrence ha inciso molto, offuscato magari dall’evento che in quegli anni ha segnato i destini dell’Europa: la Iª guerra mondiale. Inizia ad appassionarsi del mondo arabo attraverso lo studio delle crociate e tramite le spedizioni archeologiche cui, ancora giovane, partecipa. Diverrà Principe del Deserto, unico occidentale che gli Arabi non considerano “infedele” e che eleggeranno loro capo durante la Rivolta Araba, che intraprendono, grazie alle capacità di Lawrence di mediare tra le tribù arabe in conflitto tra loro, per liberarsi dall’oppressione turca e arrivare a costituire un immaginato unico stato arabo. Come ogni grande personaggio la sua vita sarà inquieta e drammatica, non gli basteranno gli onori che raccoglie per placare la sua sete d’indipendenza e “trasgressione”. Nonostante personalità importanti, primo tra tutti Churchill, lo riterranno loro amico e ne apprezzeranno le doti, una sua costante sarà rifuggire il contatto con la gente, ma anche in questo caso, ambiguo come sempre, non smetterà di cercare il rapporto familiare che gli manca, per l’illegittimità della nascita. Morirà, non ancora cinquantenne, in un incidente con la sua amata moto e anche in questo episodio si cercheranno quei risvolti di mistero che hanno accompagnato tutta la sua vita. La narrazione di Boccazzi non è molto lineare, richiami a episodi precedenti e futuri s’intrecciano rendendo a volte poco comprensibile la storia narrata.
Giudizio (0-3) = 1
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