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20/05/2015

Jane Eyre (C. Bronte)

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Un classico inglese della metà del 1800, in cui l’autrice narra le vicende della protagonista come si trattasse di un’autobiografia rivolta direttamente al lettore. E’ quasi la storia di una Cenerentola reale, che cerca di sfuggire alla propria matrigna per crearsi un futuro d’indipendenza e che culmina ritrovando gli affetti familiari, l’agiatezza e un compagno con cui condividere la vita. Anche se spesso nella nostra stessa vita viene spontaneo pronunciare la frase “com’è piccolo il mondo”, le coincidenze che caratterizzano la storia di Jane sono forse eccessive. Spicca su tutto il carattere della protagonista che con forza d’animo, caparbietà, passione e integrità morale riesce a superare le dure prove che la vita le contrappone.

Giudizio (0-3) = 1

09/05/2015

Le inchieste del commissario Ambrosio (R. Olivieri)

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E’ la raccolta di 35 indagini del commissario Ambrosio. Più che indagini sono fotografie molto sintetiche d’interrogatori eseguiti dal poliziotto o eventi cui lo stesso partecipa legati a crimini commessi. Il colpevole e il movente non sono esposti chiaramente e spesso non è dato comprendere né l’uno né l’altro. Siamo all’inizio di quello che sarà definito il genere “giallo” e forse questa è l’unica giustificazione.

Giudizio (0-3) = 0

 

07/05/2015

L’amore quando c’era (C. Gamberale)

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Una volta esistevano i romanzi epistolari, adesso, nell’era di internet e degli smartphone, la giornalista si cimenta con un romanzo che è una raccolta di mail e sms tra i protagonisti. Amanda e Tommaso in occasione della morte del padre di lui, si scambiano delle mail, che diventano l’inizio di un rapporto di corrispondenza dopo anni che la loro storia d’amore è terminata. Attraverso questa messaggistica i due cercano di rispondere ad un quesito fondamentale nella vita di ognuno: che cos’è la felicità? Dopo aver appurato che l’amore è lo stimolo più profondo alla felicità di una persona, arriva la consapevolezza che solo dopo che la storia d’amore è conclusa ci si può confrontare in maniera aperta e senza i vincoli della quotidianità, superando i compromessi della convivenza. L’amore ci apre l’anima e ci fa sentire vivi, ma quando finisce ci può donare quel qualcosa in più che ci completa. Anche se nel romanzo si possono trovare degli spunti e delle risposte, il responso definitivo rimane sempre lo stesso: si può essere felici solo se si è capaci di esserlo, e come dico sempre “ogni giorno che passa è poesia, sa la sai recitare”.

Giudizio (0-3) = 1    

04/05/2015

La moglie del condannato (R. de Navery)

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Il romanzo della scrittrice francese (il nome maschile era uno pseudonimo) della seconda metà del 1800 fu pubblicato negli anni 50 del secolo scorso dalle Edizioni Paoline. La storia a lieto fine racconta di un errore giudiziario: un legame con il presente lo troviamo nel coinvolgimento popolare all’accaduto, al punto di diventare un caso mediatico. Naturalmente i mezzi d’informazione erano senz’altro diversi, ma il giudizio dei cittadini, il comportamento dei personaggi, i sermoni del parroco, ben si accostano, con un po’ di fantasia, alle trasmissioni televisive e ai reportage giornalistici odierni. La carità, la fratellanza, la devozione verso Dio permeano tutto il racconto, nel quale spicca la figura di Giovanna Maria, appunto la moglie del condannato, che non si arrende alle evidenze e alle decisioni della giustizia, ma reagisce con sorprendente forza e sacrifico fino al trionfo della verità.

Giudizio (0-3) = 1

01/05/2015

I re di Roma – Mafia capitale (Abbate L. – Lillo M.)

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E’ semplice dire che la colpa è del sistema, ormai avvezzo ai comportamenti illeciti che in esso si sono radicati, al punto da subirne le conseguenze come fosse la normalità. Dal quadro riassuntivo che i due giornalisti, coinvolti in prima persona, naturalmente dalla parte dei “buoni”, presentano in questo libro, appaiono evidenti invece delle responsabilità dirette, e l’accusa che si può muovere al mondo politico, non riguarda i coinvolgimenti nei fatti criminali, quanto nelle scelte a monte che dovrebbero caratterizzare la convivenza civile. Se analizziamo i percorsi giudiziari di coloro che tenevano le fila di “mafia capitale”, ci accorgiamo che negli anni in cui questa “mafia” si organizza, cresce e prospera, loro dovevano essere reclusi per i crimini commessi prima. E’ impensabile in qualsiasi Stato civile, che un terrorista di destra, fondatore dei Nuclei Armati Rivoluzionari, fiancheggiatore della banda della Magliana, imputato nella strage di Bologna, accusato di essere il killer del giornalista Pecorelli, indiziato in fatti criminali di ogni genere, condannato al carcere, sia messo in libertà prima della scadenza della pena. Non gli sono da meno coloro che lo affiancano: un assassino, condannato e liberato senza aver scontato tutta la pena; un terrorista che ha militato nelle Brigate Rosse; un pluricriminale anch’egli con trascorsi da terrorista. Sono questi i protagonisti di mafia capitale, e pertanto, da persone “normali”, non ci stupisce che continuino a delinquere, poiché questo è il loro solo mestiere. Quello che ci stupisce, e ci indigna, è che essendo stati condannati, non siano in carcere a scontare la pena, evitando così di compiere altri gesti criminali. L’accusa alla politica è proprio questa: non essere in grado di far funzionare la giustizia, garantendo che la pena sia scontata per intero. Che poi ci siano amministratori, dirigenti e personaggi legati a partiti politici, in mafia capitale sia di destra che di sinistra, che di centro, coinvolti materialmente nei fatti è di secondo piano, non conta il partito, ma il ruolo che si svolge. L’organizzazione romana allo stesso tempo organizzava incontri per raccogliere voti per il candidato di destra e raccolta di fondi per il candidato di sinistra, dimostrando che l’appartenenza politica è solo un mezzo, anche per coloro che la praticano. Come una vera organizzazione mafiosa, quella che opera a Roma, è un’industria vera e propria, che trae i suoi profitti da appalti regolari, poi manipolati, fino a trattare persino con il Vaticano. Nel racconto dei due giornalisti non mancano appunti ai margini di mafia capitale, che riguardano attività di personaggi noti (tra i quali il capitano della Roma) e condizionamenti (molto forte quello di Comunione e Liberazione) sulle scelte politiche e sociali, addirittura per la nomina del Presidente della Repubblica.

Giudizio (0-3) = 2

15/04/2015

Ciò che inferno non è (D’Avenia A.)

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Un romanzo che trae spunto dalla cronaca reale, in particolare dall’assassinio di Padre Pino Puglisi a Palermo. Il racconto si dipana con riferimento all’ultima estate vissuta dal parroco. Intorno a lui il contrasto tra la Palermo che si mostra al mondo e il quartiere Brancaccio, sconosciuto ed evitato dagli altri stessi cittadini. Quando Federico, il protagonista conduttore del romanzo, si affaccia su questa realtà, la sua vita cambia completamente e paradossalmente prendono corpo due sensazioni in contrasto: paura e coraggio.

Immergendoci nella narrazione ci appare evidente la situazione in cui sono costretti a vivere gli abitanti di questo quartiere, simbolo di molti altri quartieri siciliani: mentre gli italiani del centro nord sono costretti quotidianamente a combattere e sopportare uno Stato che non è in grado di garantire nessuna sicurezza sociale, gli italiani del sud devono subire anche un altro stato, la mafia, della quale bisogna solo essere succubi, anche facendone parte. L’unico rimedio è fuggire dal quartiere, ma così facendo il problema rimane nell’animo e non presuppone soluzioni per il futuro. Così come insegna Padre Puglisi con la sua opera e morte, si può solo seminare briciole di amore e di paradiso, insegnando alle persone che qualcosa di bello esiste e con la volontà di tutti, e il sacrificio di molti, si può sperare in qualcosa di diverso.

Giudizio (0-3) = 2

04/04/2015

Cuore primitivo (A. De Carlo)

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Cuore primitivo (A. De Carlo)

La parabola di una convivenza, dal primo periodo di enfasi amorosa, al trascorrere del tempo monotono dove si appiattiscono anche gli interessi personali, fino alla fase conclusiva in cui si alternano rancore ed affetto. Nel romanzo lo scrittore racconta l’ultimo periodo del matrimonio tra Craig e Mara: lui antropologo inglese, lei scultrice italiana, che vivono l’epilogo della loro storia in un paesino ligure. E’ il momento dei tanti punti interrogativi, forse anche troppi (pagine intere!) che sono ormai il collante ad una storia che entrambi sentono conclusa, ma che non hanno il coraggio di ammettere a se stessi e al coniuge. Affiorano e sono analizzati dai protagonisti i sentimenti provati, il risentimento, il senso di colpa e di accusa reciproco, la ricerca del “perché”, la consapevolezza della crisi ormai in atto, ma la mancanza della ragione che può portare, lei o lui, al passo decisivo: divorziare o tornare ad amarsi dopo le necessarie spiegazioni. Sarà l’incidente capitato al marito e la necessità di riparare la casa delle vacanze, con tutto ciò che ne consegue, a fornire l’occasione per compiere la scelta definitiva.

Giudizio ( 0- 3) = 1     

27/03/2015

La sirena (C.Lackberg)

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Una vita difficile ricca di episodi traumatici di cui il neo scrittore protagonista è vittima, partecipe passivo e artefice. E’ questo il filo conduttore del giallo della famosa scrittrice svedese. Un romanzo in cui si ha difficoltà ad entrare per il numero di soggetti che lo animano e per le storie che si accavallano, ma che poi si dipana non senza colpi di scena, dai quali ci si fa prendere. Il serial killer sconvolge la vita della cittadina e quella dei personaggi portando alla luce un passato dimenticato o che comunque si tiene sopito. L’investigatore Patrick e la moglie Erica dovranno rivivere a ritroso la vita delle vittime e dei colpevoli, per ricostruire il filo logico e il movente che portano ad individuare chi compie i delitti. La fine del racconto, dopo la scoperta dell’omicida, è ancora più tragica della storia e l’autrice raggiunge l’effetto scenico di far sobbalzare sulla sedia lo spettatore ormai rilassato, ma, sebbene non si tratti di una favola che abbisogna del classico “… e vissero tutti felici e contenti”, poteva perlomeno concludere con un taciuto “… e vissero”.   

Giudizio (0-3) = 1    

14/03/2015

Sopra ogni cosa (don A.Gallo)

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Chi è don Gallo, il prete anarchico, comunista, di strada? Secondo me è l’unico prete, o uno dei pochi, che contestando anche l’operato della Chiesa, svolge più di ogni altro prete il proprio compito: diffondere il Vangelo di Dio nella maniera più giusta, tenendo aperto il dialogo anche con quelli che non credono e calandosi direttamente nei problemi della gente. In questo libro, prendendo spunto dai testi delle canzoni del suo amico De André, esamina molti aspetti della vita, del convivere civile e della democrazia, e senza retorica e ammonimenti religiosi, ci illustra le sue convinzioni, spesso critiche, mostrandosi molto più laico, di chi professa di esserlo.

Dal contatto quotidiano con le diseguaglianze sociali, l’emarginazione e le discriminazioni, ci propone un quadro di quella che è la convivenza sociale e democratica nell’Italia di oggi. Affronta nei vari capitoli il tema della politica, della pace, dell’emarginazione e di come tutti questi potrebbero essere affrontati con “l’amore sopra ogni cosa” cantato da De André. Nei suoi concetti non disdegna di puntare il dito contro la corruzione dilagante, i politici e il clero, ma neanche contro i cittadini stessi, che senza rendersene conto, sono portatori dell’emarginazione verso i diversi, in ogni accezione del termine. Analizzando i testi di alcune canzoni di Faber, ci aiuta a comprendere come, il grande poeta-cantautore, sia stato anche un tenace ribelle, e come i suoi testi siano dei veri manifesti di rabbia contro le ingiustizie sociali, cogliendo gli aspetti umani e quotidiani, non senza la capacità di esprimerli con dolcezza.

Il sottotitolo “Il vangelo laico……” esprime appieno come don Gallo pone al di sopra di ogni concezione i valori civili, cardini “imprescindibili e non negoziabili” dei principi laici, che sono condivisi e patrimonio di tutti. Sarebbe troppo lungo evidenziare ogni singolo punto da poter condividere ed analizzare, per cui l’unico consiglio è quello di leggere il libro.

Giudizio (0-3) = 3

09/03/2015

Accabadora (M.Murgia)

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Un buon romanzo che racconta la storia di due solitudini che si compensano, quella di una donna alla ricerca di una famiglia che non è riuscita ad avere e quella di una bambina che ha “troppa” famiglia. In una Sardegna del periodo immediatamente seguente alla Grande Guerra, le loro vite sono immerse nelle tradizioni di un piccolo paese. L’ambiente e il periodo potrebbero far credere che i temi che emergono dal romanzo siano affrontati e vissuti dai protagonisti in maniera retrograda: l’affidamento del fillus de anima (la vendita dei propri figli) e l’eutanasia riemergono invece in tutta la loro attualità e il modo in cui vengono contestualizzati, rende quella collettività paradossalmente più all’avanguardia della civiltà attuale. Dosando con il giusto equilibrio l’uso di termini e tradizioni sarde, l’autrice ci fa avvolgere dall’ambiente in cui si muovono i personaggi. La madre, prima ed ultima che sia, naturale o matrigna, o solamente donna, assume un ruolo da protagonista, sostenuto anche dal particolare periodo post-bellico, in cui gli uomini hanno dato la loro vita per la patria.

Giudizio (0 – 3) = 2     

01/03/2015

Scemo come tuo padre (B.Tosco)

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Dall’autore dei testi della Littizzetto, di Bertolino, di Ale e Franz e altri rinomati e apprezzati comici, ci si aspetta qualcosa in più di quello che troviamo su questo libro. L’aspettativa è di ridere e divertirsi dalla prima all’ultima pagina: invece, a parte qualche battuta che riesce sicuramente a strappare il sorriso, di umorismo e satira il libro è carente. E’ un diario che racconta episodi e riflessioni sull’attività di padre, che al contempo è ed è stato anche figlio, e di figlio (ancora solo tale). Dal rapporto con i propri figli, l’autore prende spunto per ripercorrere quella che è stata la propria infanzia e qual è l’atteggiamento a ogni stadio dell’infanzia verso il mondo che ci circonda.

Giudizio (0-3) = 0 

 

23/02/2015

Non dirmi che hai paura (G. Catozzella)

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Potrebbe essere una favola, una biografia, un reportage, un romanzo: forse è un po’ di tutto questo, o forse nulla. In un telegiornale o in un programma televisivo questa storia si confonderebbe con altre migliaia che ci sfuggono davanti agli occhi e che per la loro quantità, ormai, non ci trasmettono nulla. Un libro però, a differenza di qualsiasi altro mezzo di comunicazione, ha il potere di farci riflettere: perché possiamo tornare a capoverso; fermarci qualche secondo a meditare; entrare nelle sensazioni che stiamo leggendo. La storia di Samia Yusuf Omar, raccontata da Catozzella, non sono solo le vicende e le aspirazioni di una bambina che ama correre e quasi per caso partecipa alla Olimpiadi di Pechino, è la storia di milioni di persone che noi non comprendiamo, che vogliono solo scegliere, così come si dice in una canzone africana: l’essere liberi non è avere o possedere, ma solo poter scegliere. Lei, dopo aver partecipato alle Olimpiadi, dove da noi significa onore e fama, morirà il 2 aprile 2012 annegata a largo di Lampedusa mentre tenta di raggiungere l’Italia su di un barcone di profughi. Quello che colpisce nel racconto non è la tragica morte della ragazza, ma, attraverso le sue vicende, vedere come ancora oggi si viva in alcune nazioni; come per lei sia sorprendente la vita normale, tanto da trascorrere un intero pomeriggio dentro il bagno dell’albergo invece di andare a visitare la città. Attraverso la vicenda di Samia possiamo arrivare a comprendere quali sono le ragioni e le speranze di coloro che affrontano la morte attraverso il Mediterraneo per arrivare in Italia; perché attraversano con viaggi lunghi mesi una parte dell’Africa per affrontare il mare; cosa stanno, non cercando, ma fuggendo. Probabilmente, leggendo questo libro, il nostro giudizio nei confronti di queste persone potrà essere diverso: non cercano la vita, fuggono dalla morte.

Giudizio (0 – 3) = 2

15/02/2015

Zorro (I.Allende)

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Chi di noi non ha mai immaginato d’indossare il mantello e la maschera neri di Zorro e di galoppare in sella a Tornado? L’autrice, in questo romanzo, ci narra la vita di Diego de la Vega dalla nascita fino al momento in cui inizia la sua leggenda come Zorro in California. E’ naturalmente una storia di fantasia, così come il personaggio stesso, raccontata come fosse una biografia: un piacevole romanzo d’avventure e colpi di scena, stile “cappa e spada” della letteratura e filmografia. La narrazione si sviluppa durante la prima metà dell’800, anche con riferimenti reali alle vicende storiche e ai personaggi dell’epoca. Ritroviamo nel racconto tutti quegli elementi che hanno contribuito alla leggenda cinematografica e televisiva dell’eroe, di cui Allende, ci fornisce la ragione della loro esistenza e della loro peculiarità. Nonostante tutte le vicende, che fanno della vita di Diego un’eterna avventura, i suoi sentimenti, e quelli degli altri personaggi, hanno il sopravvento sull’azione.

Giudizio (0-3) = 1    

01/02/2015

La moglie (J.Lahiri)

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Una famiglia, due fratelli quasi coetanei, la stessa moglie per entrambi, generazioni che prendono vita nella seconda metà del XX secolo. I percorsi dei personaggi, nel romanzo della scrittrice di origine bengalese, sono traiettorie che si allontanano, incrociandosi solo sporadicamente, anche a livello interiore. Il racconto a volte scorre lento, ma questa è una caratteristica che ci immerge ancora di più nell’ambiente indiano. I moti sociali e il tentativo di sconvolgere le tradizioni, che sono ancora radicate negli anni ’70 nella società indiana, si scontrano e si fondono con la complessità emotiva dei personaggi, fino a renderli prigionieri della loro libertà.

Giudizio (0-3)=1

 

31/01/2015

Giselle

giselle, teatro, opera, balletto, danza, classica, grosseto, industri29/01/2015 Grosseto - Teatro degli industri
Non sono in grado di giudicare un'opera di danza ed anche se l'ambientazione scenografica non era quella originale, lo spettacolo mi è piaciuto e i ballerini mi sono sembrati bravi. Pecca degl'industri, non poter ospitare un'orchestra che suoni dal vivo.